Lecco è la città più cara della Lombardia

I dati sull'inflazione: aumento dell'1, 7%. Nel 2018 i lecchesi per la spesa hanno sborsato mediamente 472 euro in più rispetto al 2017

Spesa sempre più cara

Spesa sempre più cara

Lecco, 27 gennaio 2018 - E' la quarta città più salata d’Italia, la prima in Lombardia. Nonostante l’inflazione pressoché ferma al palo e i prezzi stazionari, secondo gli esperti della Unc, l’Unione nazionale consumatori, nel 2018 i lecchesi per la spesa hanno sborsato mediamente 472 euro in più rispetto al 2017, con un rincaro dell’1,7%. Peggio è andata solo a Bolzano, Regggio Emilia e Forlì e Cesena, dove l’anno si è registrata un’inflazione rispettivamente dell’1,9%, 1,8 e 1,7% e un aumento dei prezzi rispettivamente di 632, 505 e 477 euro.

«La variazione mensile di dicembre dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, risulta in leggero aumento del +0,1%, una variazione decisamente inferiore rispetto a quelle attestate attorno al mezzo punto percentuale registrate nel biennio precedente – spiegano dall’Ufficio Statistica di Palazzo Bovara -. La variazione annuale del 2018 è calata dal 2% di novembre all’1,7%, un valore più sostenuto dello 0,9% del 2017 e della variazione nulla del dicembre 2016. In media, l’anno scorso, la crescita dei prezzi si è così attestata all’1,7%».

Per quanto riguarda gli alimenti il mese scorso hanno subito un’impennata i prezzi di carciofi, frutta esotica e melanzane, schizzati rispettivamente del 33,4% e del 25%, mentre il costo di arance, kiwi e crostacei è precipitato del 22%, 18% e 12%. In salita, e di parecchio, pure i prezzi dei pacchetti vacanza nazionali aumentati del 41%, dei voli intercontinentali più cari del 20% e dei giochi elettronici del 19%. Al contrario per i frutti di mare surgelati, i vini di qualità e l’abbigliamento per neonati si spende dal 13,6 all’8,8% in meno. «In tre anni l’aumento dei prezzi al consumo è stato di poco più di due punti percentuali – proseguono dall’Ufficio Statistica comunale di Lecco -. Le maggiori variazioni a livello annuale riguardano la divisione abitazione, l’acqua, l’elettricità e i combustibili con aumenti del 6,3%. Al contrario sono calati del 7,1% i prezzi della divisione comunicazione». Un eccessivo ribasso dei prezzi non costituisce un buon segno, perché sintomo di stagnazione se non di recessione e quindi di un prodotto interno lordo e di un reddito procapite che non crescono, cioè di una crisi economica ancora in atto.