Olgiate Molgora (Lecco), 28 aprile 2021 - Madre e figlio piccolo sepolti assieme, accomunati da "una sola morte", come Aldo e Grauso, i due fratelli guerrieri longobardi di cui narra lo storico monaco dell’epoca Paolo Diacono nella sua Historia Langobardorum, ai quali è dedicata la preziosa epigrafe custodita nella chiesa di San Pietro a Beolco di Olgiate Molgora, nella stessa zona dove nei giorni scorsi sono state trovate anche le spoglie della genitrice con il bambino. Ma mentre molto si sa dei fratelli guerrieri "uguali per nascita, aspetto, sensibilità, mezzi, disposizione e prestanza... che insieme il mondo ebbe famosi e che una sola morte ha rinchiuso sotto una stessa lapide" uccisi "malamente la spada crudele", come si legge negli scritti di Paolo Diacono, della giovane donna e della sua creatura nulla si conosce ancora, nemmeno in realtà se si tratti di una donna né il sesso del suo bimbo.
"Al momento possiamo solo confermare il rinvenimento di uno scheletro di una persona adulta, che reputiamo sia quello di una mamma, insieme a ossa di un bimbo - spiega Grazia Facchinetti della Soprintendenza archeologia responsabile della parte sud della provincia di Lecco -. Reputiamo anche siano morti insieme, ma non sappiamo il motivo". Dal tipo di sepoltura a lastre coltello si presume che i resti risalgano al X secolo, al più tardi il XII: sono reperti altomedioevali quindi, non longobardi. "Per una datazione precisa occorre un esame al carbonio 14 – prosegue l’esperta -. Con ulteriori accertamenti di laboratori che verranno eseguiti oltre al sesso potremo determinare inoltre la vita che conducevano, come si nutrivano e altro ancora".
Gli archeologi si aspettavano, anzi erano certi, che sarebbero stati trovati reperti durante gli scavi per la posa della fibra ottica in paese. "Non si tratta di un rinvenimento stravolgente nonostante la particolarità di una sepoltura comune – sostiene Grazia Facchinetti -. È comunque un tassello importante che ci aiuterà a comprendere meglio la provenienza, la storia e le usanze delle popolazioni antiche che abitavano quei luoghi". Lo scavo al momento è stato coperto: "Scavare tanto per scavare, senza un progetto di studio coerente, non serve a nulla, meglio preservare". "Chissà se un giorno potremo far luce anche sulla storia della donna seppellita con il suo bambino in braccio", si domanda intanto l’assessore all’Ecologia Matteo Fratangeli.