DANIELE DE SALVO
Cultura e Spettacoli

Scoperto un tempio di 5.000 anni fa sotto il castello dell’Innominato di Manzoni: riscriverà la storia del territorio

Vercurago, durante gli scavi archeologici sono riemersi anche una freccia che risale all’Età del bronzo un fornetto e due vasi con ossa di animali

Scoperto un tempio di 5.000 anni fa sotto il castello dell’Innominato di Manzoni: riscriverà la storia del territorio

Vercurago, 8 febbraio 2025 – Un tempio preistorico di 5.000 anni fa, ai piedi del castello dell’Innominato dedicato a una divinità femminile. Era ed è in parte ancora sepolto sotto mezzo metro di terra sulle pendici della Rocca di Chiuso a Vercurago.

Poco sotto i ruderi di quello che sarebbe stato il castello dell’Innominato, sul Sacro monte di Somasca dedicato a san Gerolamo Emiliani, sono riemersi i resti di una statua stele. Risalirebbe al 3.000 avanti Cristo. Testimonierebbe che lì potrebbe esserci stato un santuario eneolotico. A scoprire i resti di una sorta di arca dell’antichità perduta sono stati gli archeologi della Soprintendenza delle province di Como, Lecco, Monza, Pavia, Sondrio e Varese e della Società archeologica Sap che li hanno affiancati.

L'area di scavo è la rocca di Chiuso, sopra Vercurago
L'area di scavo è la rocca di Chiuso, sopra Vercurago

“È il frammento di una statua stele che riporta delle incisioni a U concentriche solitamente tipiche delle figure femminili – spiega Alice Maria Sbriglio, funzionaria archeologa responsabile della Soprintendenza in provincia di Lecco, che ha guidato il viaggio nel tempo –. Misura 70 centimetri per 70 ed è alto 20. Pesa moltissimo. Le statue stele solitamente erano monumenti in pietra alti un paio di metri, conficcati nel terreno e allineati l’uno all’altro, che stavano in aree santuariali”.

Il rinvenimento è avvenuto all’ultimo giorno di una campagna di scavi archeologici in un sito individuato già nel 1988. A ottobre, grazie allo stanziamento di fondi ministeriali, gli archeologi sono tornati a indagare un’area di 10 metri quadrati e uno strato profondo appena 50 centimetri.

Sapevano che avrebbero riportato alla luce parecchio, ma non si aspettavano così tanto: prima una freccia dell’Età del bronzo, poi un fornetto per la cottura di cibi con la calotta distrutta sempre della stessa epoca, dopo piani scottati sparsi con due livelli di pietra e argilla che sono come dei focolai, due vasi uno dentro l’altro contenenti pure resti di ossa animali, macinelle cioè pietre per macinare segno che in quel posto di preparava cibo per più persone, altre punte di freccia, un’ascia in pietra verde, e tantissimi frammenti ceramici, quasi 8 casse.

L'area di scavo e nel riquadro il ritrovamento di una freccia
L'area di scavo e nel riquadro il ritrovamento di una freccia

L’ultimo giorno quindi, in una buca, la sorpresa, che ha spostato il calendario del luogo indietro di almeno un millennio: la statua stele dell’Età del rame. “È probabilmente databile tra il 3.000 e il 2.500 avanti Cristo – dice Alice Maria Sbriglio –. Statue stele sono state trovate in Valtellina, Valcamonica e nella Lunigiana, mai prima così a sud. Se l’ipotesi che abbiamo formulato venisse confermata, bisognerà riscrivere la storia del territorio”. La sotto c’è certamente ancora molto altro da scoprire e studiare, per questo, non appena possibile, lo scavo riprenderà di nuovo.