Alessandro Manzoni, un biglietto riscrive la storia "Collegio a Merate? Non fu un incubo"

Lecco, dall’archivio parrocchiale spunta un testo autografo del grande scrittore che ringrazia l’istituzione dove si riteneva avesse passato gli anni più duri. "Venne in visita nell’anniversario dell’iscrizione"

Alessandro Manzoni

Alessandro Manzoni

MERATE (Lecco), 2o gennaio 2022 - Il "sozzo ovil di mercenario armento" di cui scrisse nel suo carme "In morte di Carlo Imbonati" del 1806 non era il collegio di Merate dove aveva studiato da piccolo Alessandro Manzoni ci ha messo la firma per smentire la diceria secondo cui quei versi indicassero la scuola dove aveva frequentato le elementari dell’epoca sotto la guida attenta e severa dei padri somaschi tra il 1791 e il 1796, quando aveva tra i 6 e gli 11 anni.

È la firma ritrovata di recente nell’archivio parrocchiale di Merate con cui il Sommo ha vergato un suo biglietto da visita con tanto di dedica autografa "Ai Signori Rettore Maestri e Alunni del Collegio di Merate con la più sentita riconoscenza".

Il biglietto scritto dal Manzoni
Il biglietto scritto dal Manzoni

Il biglietto a rettore, docenti e studenti della sua vecchia scuola risale al 13 ottobre 1863, quando Manzoni era già il Manzoni: "Trovandosi a Merate a passarvi alcuni giorni volle visitare il Collegio nel giorno anniversario in cui vi era stato posto dai genitori", si legge nel libro "Il Manzoni amico della famiglia" edito nel 1875 dallo scrittore e patriota suo contemporaneo Felice Venosta, vissuto tra il 1828 e il 1889.

Già in quell’occasione aveva smentito di persona l’illazione, ma l’attestato autografo di riconoscenza costituisce la prova provata che sia così. A ritrovare il prezioso reperto con la firma di don Lisaneder sono stati Pinuccia Ravasi e Achille Panzeri, collaboratori volontari di don Luigi Peraboni, prevosto della prepositurale centrale di Sant’Ambrogio di Merate, i quali hanno completamente riordinato l’archivio parrocchiale. Proprio durante l’inventario si sono imbattuti appunto nel biglietto da visita di Manzoni, di cui si conosceva l’esistenza ma che risultava disperso sotto quintali di carte che raccontano la storia della città del lecchese.

I due archivisti hanno subito intuito di avere per le mani un’importante testimonianza culturale, non solo perché firmata di proprio pugno dal Sommo, ma perché si trattava del pezzo mancante per dimostrare una volta per tutte che l’invettiva del carme non si riferiva affatto al collegio meratese, attuale sede delle scuole medie pubbliche che tra l’altro sono intitolate proprio a lui. In realtà Manzoni ha espresso pure qualche critica ai suoi vecchi maestri per le punizioni che gli riservavano e non ha mai nascosto il dolore provato e le lacrime versate il primo giorno di collegio.