Calolziocorte, zone rosse vietate ai migranti: decide il Consiglio

Dopo le proteste in piazza la parola passa alla politica

Alcuni dei partecipanti al presidio davanti al Municipio

Alcuni dei partecipanti al presidio davanti al Municipio

Calolziocorte (Lecco), 29 aprile 2019 - Dopo le proteste e le manifestazioni in piazza è finalmente arrivato il momento della politica, chiamata a discutere questa sera in Consiglio comunale sull’opportunità di mantenere o meno le “zone rosse” che vietano i centri di accoglienza vicino a scuole e stazione. Non è intenzionato a indietreggiare di un millimetro il sindaco Marco Ghezzi che più che frainteso si sente vittima di un «killeraggio personale». «Sono stato dipinto come un personaggio senza cuore, insensibile e tacciato di ogni nefandezza – spiega – forse perché oltre a essere di centrodestra sono della Lega. Tutti sanno che l’obiettivo del regolamento è di governare il fenomeno migratorio locale, in caso di nuove emergenze com’è capitato qualche anno fa.

Porre un centro di accoglienza vicino a una scuola di per sé non costituisce un problema, ma se poi lì nasce una struttura come il Ferrhotel, dove lo spaccio è di casa, cosa facciamo? Non siamo razzisti, tant’è che abbiamo potenziato la collaborazione con la coop che ospita a Calolzio i richiedenti asilo. Evidentemente, qualcosa in questa storia non torna». Con il sindaco ci sono tutti i consiglieri di maggioranza di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, dall’altra parte tutti gli altri a cominciare dai due gruppi di minoranza, passando per i sindacati e le associazioni del terzo settore. Sabato in piazza Vittorio Veneto, davanti al municipio, si sono riuniti in più di 300 per far sentire la loro voce contro le zone rosse. «Un regolamento schifoso che nega i diritti delle persone - ha bollato il provvedimento Daniele Vanoli di Cambia Calolzio –. Lunedì sera chiederemo all’amministrazione di ritirare il provvedimento».