FEDERICO MAGNI
Cronaca

Bonatti e Mauri in vetta al GIV, un’impresa rimasta unica

Nell’agosto del ’58, nessuno ha ripercorso le loro orme

TECNICA E CORAGGIO Da sinistra: Walter Bonatti, Riccardo Cassin e Carlo Mauri in una tenda del campo base in Karakorum Sotto: Bonatti in vetta e Cassin ai piedi della montagna L’impresa italiana è rimasta nella storia dell’alpinismo mondiale

Lecco, 25 agosto 2018 - "Cos'era il GIV? Era la provocazione pura! Tentare la scalata era in quel periodo la maggiore sfida che si potesse lanciare all’intero ambiente dell’alpinismo mondiale», commentò Bonatti, senza sapere che quell’ardito pensiero oggi sarebbe ancora attuale. Una montagna invincibile per una cordata invincibile. In sessant’anni di imprese alpinistiche nessuno è ancora riuscito a seguire le orme di Walter Bonatti e Carlo Mauri sulla spaventosa cresta Nord-Est della “Montagna scintillante”, il Gasherbrum IV, vetta che si staglia nel cielo del Karakorum sfiorando gli ottomila metri. Una cima diventata mito, a partire da quel 6 agosto del 1958 quando Mauri (il grande “Bigio” dell’alpinismo lecchese) e Bonatti, piantarono sulla vetta di 7.925 metri, che avevano cercato a lungo, le bandiere dell’Italia e del Pakistan. In tutto questo tempo ci hanno provato gli alpinisti più forti e anche quest’estate ai piedi della montagna diverse importanti cordate puntavano a celebrare l’anniversario con una “ripetizione” lungo la cresta Nord-Est, quella percorsa dai due lombardi, o con una “prima” sugli altri versanti, ma non c’è stato nulla da fare. Ci hanno provato gli scalatori della spedizione dell’Esercito italiano, ma un crollo di ghiaccio ha ucciso il caporal maggiore scelto Maurizio Giordano, di 32 anni, di Cuneo. Ha tentato il valdostano Hervè Barmasse con David Gottler, ma sono stati ricacciati indietro dalle pessime condizioni meteo così come il polacco Adam Bielecki, uno dei protagonisti dell’assedio invernale del K2. Stessa sorte per un’altra spedizione spagnola.

In 60 anni la cima è stata raggiunta solo altre tre volte ma nessuno è mai riuscito a ripetere la via degli italiani. In oltre mezzo secolo le tecnologie a disposizione degli alpinisti sono cambiate. Mauri e Bonatti, guidati da Riccardo Cassin e seguiti dall’obiettivo attento di Fosco Maraini, affrontarono nel ‘58 la pericolosissima “seraccata degli italiani” e poi la temibile cresta con un estenuante assedio, armati di piccozze di legno lunghe e dritte, indumenti che si inzuppavano e previsioni meteo non di certo affidabili. Impossibile fare paragoni con l’epoca attuale, soprattutto perché le condizioni climatiche in tutto questo tempo possono aver reso la montagna ancora più pericolosa. Però gli scalatori in alta quota oggi possono contare sull’ausilio prezioso di sistemi “gps”, telefoni satellitari e previsioni meteo in grado di fornire situazioni dettagliate in breve tempo ma in tanti anni di tentativi la via che regalò a Bonatti la rivincita sulla tormentata vicenda dal K2 è ancora lì in attesa che qualcuno la ripeta.

Bonatti sorrideva divertito quando nel “Buen retiro” sulle falde del San Primo, dell’amico Luigi Dino Guida di Erba, guardando le Grigne, ricordava quei momenti vissuti sul GIV: «Finalmente dopo grandi fatiche, rischi arrivammo sull’anticima, però ci prese un dubbio. Ci sembrava che fosse questa più alta della supposta vetta che era a 300 metri. Avevamo già vinto dunque? Per non sbagliare fu naturale andare a fare anche l’altra cima, passando per una difficilissima cresta chiamata “Conca lucente”. Trovammo così tutte le certezze della vittoria». Nonostante la mole, la storia alpinistica del Gasherbrum IV è brevissima. Nel 1985 l’austriaco Robert Schauer e il Polacco Wojciech Kurtyka realizzarono il loro epico “tentativo”. Due visionari sulla parete Ovest. Riuscirono a superare i tremila metri della grande muraglia in stile alpino, ma dovettero rinunciare alla cima a causa del cattivo tempo. L’anno successivo, il 1986, ci pensò una spedizione australiana-americana a salire in vetta lungo la Cresta Nord Ovest. Nel 1997 i coreani dalla parete Ovest e nel ’99 fu ripetuta per la prima volta la via australiana-americana. Da vent’anni nessuno sale più in cima al Gasherbrum IV e nessuno ha mai ripercorso la via dei primi conquistatori.