
di Daniele De Salvo
Il lago di Como a distanza di quattro giorni è ancora invaso da un’isola galleggiante di detriti alla deriva, trascinati nel Lario dai fiumi in piena gonfiati dai nubifragi di settimana scorsa. Si tratta di tronchi, rami, foglie, fango, rifiuti compattati tutti insieme che si stanno abbattendo come uno tsunami inarrestabile sulle rive, sulle banchine dei porti, sui moli, sulle paratie dei vari sbarramenti, sui piloni dei ponti e sulle chiglie e le fiancate delle barche ormeggiate o in navigazione al largo. La marea marrone informe e fuori controllo, che si vede a occhio nudo dalle alture e dalle montagne della zona, oltre a deturpare il panorama solitamente da favola del lago, sta provocando molti danni alle sponde ed è un problema per la navigazione.
I tronchi si ammassano sotto le arcate di imbarcaderi o dei ponti trasformandosi in diga improvvisata che esercita pressioni elevatissime. "I nostri incaricati sono al lavoro con tutti i mezzi disponibili per rimuovere dall’acqua quanti più detriti possibili – assicura Luigi Lusardi, presidente dell’Autorità di Bacino, l’ente a cui competono autorizzazioni e concessioni sull’utilizzo del demanio lacuale e la navigazione -. Già a settembre eravamo intervenuti per fronteggiare un’emergenza analoga e sinceramente non credevano che il lago potesse essere invaso da un’ondata di detriti ancora peggiore".
Fenomeni simili in futuro molto realisticamente sono destinati a ripetersi sempre più spesso e con maggiore intensità: "Ormai non è rimasto nessuno sui monti che per necessità di procurarsi legna da ardere, cibo per le bestie allevate e materiale da costruzione ripulisce l’alveo dei torrenti da piante abbattute, ramaglie, foglie e pietre che così in caso di maltempo vengono trasportati con violenza verso valle nel lago, esplodono come bombe che distruggono tutto ciò che incontrano, strade comprese". Ma la soluzioni per prevenire tutto ciò o almeno limitare i danni quale potrebbe essere?
"I Comuni non hanno le risorse necessarie per continui interventi di pulizia del corso dei torrenti, sarebbe un compito troppo impegnativo ad ogni livello e di certo non bastano le giornate di mobilitazione dei volontari della Protezione civile che pure sono determinati per la prevenzione – spiega il presidente -. Personalmente ritengo occorra piuttosto realizzare delle vasche di decantazione dei detriti da svuotare e ripulire con regolarità in modo che non vengano trascinati a valle".