
Sciopero alla Arlenico
Lecco - Oltre al danno , la beffa. Sebbene abbiamo accettato di lavorare il sabato, la domenica e i festivi e di cambiare turni all’improvviso per garantire più produzione, in caso di infortunio perderanno soldi nello stipendio. Succede alla Arlenico, storico laminatoio di Lecco, dove ieri per protesta i 130 dipendenti hanno incrociato le braccia per 8 ore. Il “taglio“ per le tute blu che si infortunano è previsto nella nuova ipotesi di contratto integrativo sui premi di produzione: chi si fa male, oltre a rischiare la vita o gravi menomazioni poiché lì si maneggia materiale incandescente, ci rimette 450 euro, quasi il 20% dei 2.500 euro di premio di risultato. "Contestiamo che si leghi il premio di risultato, che dovrebbe essere un incentivo legato alla produttività, alla sicurezza sul lavoro – spiega Giuseppe Cantatore, segretario organizzativo della Fiom lecchese -. Da mesi ai lavoratori viene domandata più flessibilità. Loro hanno sempre dimostrato grande senso di responsabilità, nonostante la fatica che questo comporta. Il ringraziamento tuttavia è che se si infortunano li si vuole penalizzare".
«Dall’azienda vogliono imporre un modello di flessibilità che non tiene conto delle esigenze dei lavoratori e del diritto ad avere una vita propria – aggiunge Igor Gianoncelli, rappresentante dei metalmeccanici della Uilm -. Vogliono inoltre utilizzare la sicurezza come parametro per valutare la produttività, mentre per noi non può essere assolutamente barattata". Dopo nove incontri al termine dei quali sembrava che un accordo fosse a portata di firma ma che poi all’ultimo momento si sono conclusi in nulla, oltre a interrompere le trattative e aver proclamato lo sciopero che ha incassato un’adesione totale, i sindacalisti chiedono ai vertici della bresciana Feralpi - che nel 2015 ha rilevato e rilanciato l’Arlenico - di potersi sedere al tavolo direttamente con loro e non con il loro consulente.
«Abbiamo bisogno di interlocutori credibili che non stravolgano ogni volta le intese", conferma Francesca Melagrana della Fim. "I proprietari del gruppo hanno compiuto molti investimenti, i prodotti sono di qualità e le commesse aumentano – riconosce Giuseppe Cantatore -. La risorsa più preziosa sono però i lavoratori". Lo sciopero sembra sia servito, perché dopo il presidio di protesta i manager hanno intenzione di riprendere il confronto.