Sanità pubblica, la resa dei conti: "Trattative o stato d’agitazione"

I sindacalisti degli operatori sanitari della sanità pubblica lecchese chiamano a rapporto urgente il direttore generale dell’Asst di Lecco Paolo Favini.

L’ultimatum scade martedì 23. Se non risponderà all’appello e non si siederà al tavolo delle trattative, sono pronti allo stato di agitazione e allo sciopero.

A convocare il dg sono all’unanimità i rappresentanti di tutte le sigle sindacali territoriali di categoria: Fp Cgil di Lecco, Cils Fp Monza, Uil Fpl del Lario, Nursind, Nursing Up e Usb. Con loro compatti, come mai prima, i delegati del Comitato di coordinamento della Rsu aziendale.

Le inottemperanze denunciate dai circa 2.500 tra infermieri, oss, ausiliari, tecnici, impiegati, sono sempre le stesse: il mancato riconoscimento delle indennità, l’assenza di contrattazione decentrata, l’inapplicazione di una corretta organizzazione del lavoro, la carenza cronica di rimpiazzi che obbliga chi resta in servizio a saltare ferie e riposi.

A fine 2022 gli straordinari ammontavano a 89mila ore, le ferie non smaltite a 49mila giorni, i tempi di vestizione non fruiti ad altre 90mila ore. "Questa situazione rischia di mettere in seria discussione la qualità dei servizi erogati e di inficiare la sicurezza dei lavoratori, in evidente sofferenza per il mancato recupero delle energie psicofisiche nei tempi contrattualmente stabiliti", avvertono in una lettera ufficiale i sindacalisti.

Le precedenti richieste di incontri per valutare "soluzioni condivise", sollecitate pure dal prefetto di Lecco, sono al momento rimaste senza risposta. Da qui il diktat, pena l’apertura dello stato di agitazione. Sarebbe l’ennesimo nell’Asst lecchese, dove il malcontento è sempre più marcato. L’annuncio della chiusura del reparto di Psichiatria dell’ospedale di Merate e la mancata completa attivazione delle Case di comunità di Olgiate, Oggiono e Introbio stanno inoltre suscitando le rimostranze tra molti amministratori. Daniele De Salvo