Lecco, eroi della Resistenza: la memoria diventa digitale

Sono consultabili sul web le schede personali di 2.104 donne e uomini che hanno attivamente partecipato al movimento di liberazione

A sinistra Angelo De Battista con Enrico Avagnina, presidente dell’Anpi

A sinistra Angelo De Battista con Enrico Avagnina, presidente dell’Anpi

Lecco - ​La vita, la battaglia, le gesta, in molti casi anche la morte di oltre 2mila partigiani lecchesi a portata di click, perché chiunque, specialmente i più giovani, conosca e onori chi ha combattuto per la Liberazione. Da domani, festa del 25 aprile in cui si celebra l’anniversario della liberazione d’Italia dai nazifasciti, sono consultabili in rete le schede personali di 2.104 donne e uomini lecchesi che hanno attivamente partecipato al movimento di liberazione nazionale: nome, cognome, data e paese di nascita, comune di residenza, le generalità dei genitori, eventuale appartenenza alle forze armate prima dell’armistizio dell’8 settembre 1943, la professione in tempo di pace, la brigata, la formazione, il reparto o il gruppo partigiano di appartenenza, il nome di battaglia, eventuali note, foto se disponibili, per chi è stato ferito o ha perso la vita il luogo dello scontro a fuoco o della condanna a morte o del lager e diverse altre informazioni ancora. A promuovere l’iniziativa e regalare a tutti i report dei 2.104 partigiani lecchesi che unite insieme come pagine di un libro scrivono la storia della Resistenza sul territorio sono i soci dell’Anpi di Lecco con i ricercatori e gli archivisti dell’Istituto di storia contemporanea Pier Amato Perretta di Como, sul cui sito sono consultabili da domani le schede personali del partigiano raccolte nel 1945 negli archivi dell’Ufficio Patrioti dell’Amg, l’Allied military government.

«Sono documenti custoditi nel nostro archivio che da tempo con un grande e paziente impegno abbiamo scansionato – spiega Enrico Avagnina, presidente dell’Associazione nazionale partigiani della provincia di Lecco -. Erano però riservati e accessibili sono ai familiari e ai discendenti. Ora invece il prezioso patrimonio è disposizione di tutti". Il lavoro però non è affatto finito. "La documentazione di cui disponiamo presenta dei limiti, come il ridotto numero di donne censite, poiché all’epoca prevaleva la concezione della Resistenza come movimento soprattutto militare e l’assenza di molti partigiani che non hanno compilato la scheda finita la guerra – avverte Angelo De Battista, storico dell’Anpi lecchese -. C’è quindi ancora molto da fare e recuperare". Per questo chiunque abbia documenti e informazioni utili può contribuire ad arricchire l’archivio del partigiano.