Le piramidi più antiche? Nel Parco del Curone

Sarebbero state realizzate 1.500 anni prima rispetto a quella di Cheope La scoperta dell’architetto Di Gregorio rischia però di essere dimenticata

L’architetto e appassionato di storia Vincenzo Di Gregorio

L’architetto e appassionato di storia Vincenzo Di Gregorio

Montevecchia (Lecco), 24 gennaio 2022 - Tre piramidi a Montevecchia, come a Giza, ma nel cuore del Parco del Curone, a due passi da Milano. Le tre piramidi di Montevecchia sono anzi ancora più vecchie di quella di Cheope o delle altre piramidi egiziane, perché risalirebbero al 4.200 avanti Cristo, almeno 1.500 anni prima della più antica e unica delle Sette meraviglie del mondo ancora in piedi. Non si tratterebbe inoltre di strutture innalzate ex novo, poiché costruite modellando e plasmando colline e alture esistenti. Nemmeno sarebbero servite come sepolcri, sebbene pare sia stata individuata una sorta di camera di ingresso, né come simbolo di potere e dominio: sarebbero semmai stati osservatori astronomici. Le ha individuate Vincenzo Di Gregorio, architetto di 69 anni con la passione per la storia e l’archeologia. Inizialmente si è basato su fotografie aeree, poi sulle immagini satellitari e su altri scatti effettuati personalmente brevettando pure macchine ad infrarosso. Si è avvalso poi di scavi direttamente a terra e osservazioni sul campo.

La prima piramide sorge più a sud, la seconda è conosciuta come il Belvedere Cereda, la terza si innalza a nord est ed è la più difficile da individuare perché ricoperta da un fitto bosco: sono perfettamente allineate e orientate verso l’est astronomico, che non è quello magnetico, con una precisione millimetrica di 0,5 gradi che non può essere casuale. "Le tre piramidi di Montevecchia sono uno stargate, una sorta di portale - spiega l’architetto -. Un collegamento non con un’altra dimensione spaziale, ma con un passato ancora tutto da scoprire".

Nei suoi studi, che porta avanti da quasi quattro lustri, si citano infatti contemporanei dell’Uomo di Neanderthal, genti che nella proto-storia hanno colonizzato tutto il mondo partendo dalla zona dell’attuale Turchia, camuni, celti, romani, si intrecciano menhir da 40 tonnellate, lame di lance in selce e altri importanti reperti e si segue una traccia che collega petroglifi, incisioni rupestri e geroglifici. "Sono giunto alla conclusione che in epoche proto-storiche vi erano costanti contatti tra il popolo dell’Italia del nord e la civiltà egiziana pre-dinastica – spiega Di Gregorio -. Chi popolava queste zone e ha realizzato le piramidi di Montevecchia (che non sono state completate) probabilmente ha dovuto andarsene per un cataclisma".

Molto resta da chiarire e scoprire: "L’eccezionalità di queste zone è la mancanza quasi totale di urbanizzazione che ha preservato intatto un territorio ricco di preesistenze storiche", sottolinea. Nonostante le prove e i numerosi riscontri le sue ricerche non hanno tuttavia mai ottenuto molto riconoscimento negli ambienti accademici ufficiali. Per questo, prima che tutto il suo lavoro venga dimenticato od ostracizzato, ha raccolto tutto in una sorta di summa intitolata “Le incredibili piramidi di Montevecchia”, un ebook disponibile online. "Voglio smuovere l’immobilismo delle istituzioni e cercare altri interlocutori per realizzare degli scavi archeologici – spiega lo Zahi Hawass della Brianza -. Sono l’unico modo per uscire dal campo delle ipotesi ed entrare in quello delle certezze".