Omicidio a Olginate, i testimoni: "Due spari ravvicinati, poi è fuggito in auto"

Dai racconti di chi ha assistito all’assassinio di Salvatore De Fazio emerge come Stefano Valsecchi abbia messo in atto una vera esecuzione

La sparatoria avvenuta a settembre a Olginate

La sparatoria avvenuta a settembre a Olginate

Olginate (Lecco), 24 settembre 2020 - «Ho sentito un’esplosione in strada, mi sono affacciata alla finestra e ho visto un uomo che impugnava una pistola sparare altri due colpi verso un’altra persona che era in piedi davanti a lui, distante massimo un paio di metri". Ad aver assistito all’intera sequenza di morte che poi ha raccontato ai carabinieri è stata una cinquantenne che abita a ridosso della scena del crimine di Olginate dove domenica della passata settimana Stefano Valsecchi, 54 anni, di Calolziocorte ha giustiziato il Salvatore De Fazio, 46 anni, per lavare con il sangue lo sgarro che i suoi due figli avrebbero commesso contro il suo di figlio. È stata lei ad allertare per prima i soccorsi.

«Bum, bum - prosegue la testimone mimando la scena -. L’altra persona è caduta a terra, il primo gli si è avvicinato ulteriormente e bum ha fatto di nuovo fuoco, poi è scappato su una vecchia Panda grigia. È passato talmente vicino al corpo che lo ha anche quasi travolto". La stessa scena è stata descritta anche da un ventenne enne che risiede sempre nella zona della sparatoria: "Quando ho sentito le esplosioni pensavo fossero petardi, ma quando dalla finestra ho scorto un uomo a terra e un altro con in mano una pistola ho capito che erano spari". Un pensionato di 70 anni che vive poco più in là invece ha avuto modo di imbattersi a distanza nel killer mentre stava ancora arrivando sul luogo dell’agguato.

«È passato in macchina in retromarcia, pochi istanti dopo ho udito le deflagrazioni, mi sono voltato e ho visto l’assassino avvicinarsi ad un uomo immobile a terra, tendere il braccio come per prendere bene la mira e sparare". Secondo quanto rivelato agli investigatori dai diretti testimoni del delitto, compiuto nel giro di pochi secondi alle 13.41 del 13 settembre tra le via Santa Maria e Albegno, l’omicida avrebbe portato a termine una vera e propria esecuzione, a cui Alfredo, fratello cinquantenne della vittima che lo aveva accompagnato all’appuntamento che poi si è rivelato essere un’imboscata, è scampato miracolosamente, nonostante il primo colpo sia stato esploso proprio contro di lui

Il proiettile lo ha colpito in pieno volto, gli ha trapassato e fracassato la mandibola, spaccandogli i denti per uscire dalla bocca senza però lesionare organi vitali. "Stefanino mi ha sparato, mi ha sparato", è riuscito a gorgogliare il superstite sputando sangue dopo essersi rifugiato nell’androne di un condominio prima che i soccorritori lo trasferissero d’urgenza con l’eliambulanza al Circolo di Varese dove è ancora ricoverato in prognosi riservata.