Un sacco di neve, ma i rifugi restano a bocca asciutta

Lecco, i diversi tentativi del parlamentare Costa per fare avere ristori agli operatori sono tutti naufragati

Impianti e rifugi al palo nonostante la tanta neve

Impianti e rifugi al palo nonostante la tanta neve

Lecco, 23 gennaio 2021 - Erano anni che, sull’arco alpino, non si vedeva tanta neve eppure l’inverno 2020-21 rischia di essere ricordato come l’anno nero per la montagna. Chiusi gli impianti di risalita, gli alberghi e anche i rifugi questi ultimi esclusi dal piano ristori dopo il no della Camera agli emendamenti presentati al Decreto Natale. Sulla fase dei codici Ateco, infatti, è impossibile equipararli ai bar e ristoranti con il risultato che, per ora, rimarranno a bocca asciutta in attesa di essere inseriti, forse, all’interno del Decreto ristori 5 con contributi a fondo perduto e aiuti economici per le attività dei Comuni montani.

«Avevo presentato una serie di emendamenti per sostenere tutti i rifugi italiani attraverso un contributo una tantum di 3mila euro – spiega l’ex ministro agli Affari Regionali dei Governi Renzi e Gentiloni, Enrico Costa, oggi tra le fila di Azione –. Poi avevo chiesto di ristorare la perdita di fatturato degli ultimi due mesi, estendibili a gennaio, rispetto agli incassi del 2019, entro un massimale di 10mila euro. Per gli operatori economici dei Comuni completamente montani la mia proposta era di erogare un contributo doppio". Invece alla Camera Pd, Leu, M5s e anche Italia Viva hanno bocciato tutte e tre le proposte. "Non abbiamo dimenticato la montagna – la replica degli onorevoli Debora Serracchiani, Roger De Menech, Chiara Gribaudo ed Enrico Borghi del Pd - la bocciatura è arrivata per un motivo tecnico: le risorse su questo decreto erano terminate, ma abbiamo presentato un ordine del giorno per impegnare il Governo a provvedimenti a sostegno dei rifugi alpini e in generale per chi fa vivere le nostre montagne".

Prova a riportare un po’ d’ordine Alberto Pirovano, presidente del Cai di Lecco. "Finora l’unico aiuto concreto arrivato ai rifugisti è il credito d’imposta sul 60% del costo dell’affitto – spiega –. Il discorso dei ristori è complesso perché stiamo parlando di una realtà molto variegata, ci sono rifugi e rifugi. Un conto sono le strutture di grosse dimensioni, magari raggiungibili anche in auto o posizionate alla partenza degli impianti di risalita che sono aperti anche 11 mesi l’anno, un altro i rifugi stagionali che funzionano solo nella bella stagione. Per i primi che, spesso, hanno gli stessi codici Ateco di bar e ristoranti basta ricorrere ai ristori normali, basati sulle perdite presunte rispetto al reddito dell’anno precedente. Un sistema che non è utilizzabile per i secondi che, a onor del vero, in estate hanno lavorato. Anzi da questo punto di vista tra luglio e settembre c’è stato un boom di presenze sulle montagne lombarde, probabilmente dovuto al fatto che in molti hanno programmato le vacanze in Italia. Questo, almeno, in termini di presenze giornaliere mentre i dati relativi ai pernottamenti sono in linea con quelli registrati negli anni scorsi. Fermo restando la necessità di aiutare la montagna e gli operatori che in questi mesi sono fermi, come si può intuire la questione dei rifugi è un argomento ben più delicato".