REDAZIONE LECCO

Merate ricorda l’uccisione di don Isidoro Meschi

A distanza di trent’anni dal suo martirio ad opera di un giovane tossicodipendente

Don Roberto Malgesini, il sacerdote valtellinese della diocesi di Como ucciso in settimana nella città lariana, come don Isidoro Meschi (foto), il prete ambrosiano originario di Merate assassinato la notte del 14 febbraio 2014 all’età di 46 anni a Busto Arsizio, all’età che lui stesso aveva profetizzato. Entrambi, come molti altri preti, sono stati infatti ammazzati da persone fragili e squilibrate che aiutavano. Mentre ad accoltellare don Roberto è stato un homeless straniero 53enne, a pugnalare don Isidoro, don Lolo come lo chiamavano gli amici e i suoi parrocchiani, è stato Maurizio Debiaggi, all’epoca 31enne tossicodipendente, utente della comunità di recupero bustocca che il don brianzolo aveva fondato. La madre dell’omicida gli telefonò per avvisarlo che il figlio particolarmente agitato e confuso lo stava per raggiungere ma lui gli aprì lo stesso la porta di casa per evitare che turbasse gli altri ragazzi, accogliendolo a braccia aperte ma ricevendo un fendente al cuore.

"Sono certo che questa morte sarà un grande segno evangelico. Non è una morte come le altre, non è una semplice disgrazia, non è una semplice perdita di un prete giovane da cui speravamo molto per la diocesi, non è un semplice vuoto ma un grande segno evangelico per un mondo distrutto dall’odio – annunciò durante il funerale nell’omelia l’allora cardinale Carlo Maria Marini, lasciando intendere che il sacerdote sarebbe stato riconosciuto santo -. Chissà che un giorno non possa essere un segno per tutta la Chiesa e fare parte della santità della Chiesa". A distanza di trent’anni dal suo martirio don Isidoro non è stato ancora assurto alla gloria degli altari, ma è stato concesso l’imprimatur per avviare le pratiche del processo di beatificazione.

Daniele De Salvo