
Soldato del Regio Esercito Italiano durante la prima guerra mondiale
Merate (Lecco), 21 aprile 2015 - Sono partiti per la Grande Guerra e non vi hanno più fatto ritorno. Caporetto, Carso, Piave, altopiano di Asiago, Reggio Emilia, Austria, Slovenia, Macedonia, sperduti lager in Romania, infermerie da campo indicate con semplici numeri, fronti ignoti... sono i luoghi dove sono morti. Quasi trecento meratesi, 268 in tutto, che hanno partecipato al primo conflitto mondiale si sono immolati per la Patria. Ottantadue abitavano a Merate, trentadue a Sartirana Briantea, quindici a Novate, ventinove a Sabbioncello, trentasette in quello che poi divenne il Collegio «Alessandro Manzoni», trentasei erano originari di altri paesi del circondario, altri trentasette morirono nelle corsie dell’ospedale cittadino. A censire i caduti del ‘15–‘18 è stato Cesare Perego, 52 anni, ex consigliere comunale, insieme ad altri volontari, i quali non solo hanno ricostruito le storie dei martiri della Patria, ma hanno anche raccolto documenti e testimonianze su quello che è cambiato in città durante il drammatico quadriennio bellico.
«Tutto è cominciato da diverse lettere di mio nonno, Cesare come me – racconta -. Lui è sopravvissuto alle operazioni militari, non i suo fratelli, anche se non l’ho mai conosciuto. Dalle sue missive ho cominciato a ricostruire quello che succedeva in prima linea e come ci si arrangiava a casa». Sono emersi elementi interessanti, aspetti su cui i resoconti ufficiali raramente si soffermano. «In quel periodo il 20 per cento dei cittadini sono stati arruolati, significa che in pochi sono rimasti a coltivare i campi e lavorare, infatti si è verificata una carestia, venivano poi effettuati i razionamenti per garantire le vettovaglia in trincea».
Dalla ricerca è emerso poi che a Merate hanno trovato ospitalità quasi duecento profughi. «Adesso però diversi amministratori locali si rifiutano di accogliere i migranti sostenendo che non sussistono le possibilità e le condizioni economiche», spiega non senza una punta di polemica nei confronti degli attuali politici. Tutto il materiale è stato utilizzato per organizzare una suggestiva e particolare mostra per rievocare la Prima guerra mondiale, con l’esposizione di corrispondenza, attestati, certificati comunali, reperti e altri preziosi e inediti documenti ad oggi rimasti sempre chiusi negli archivi municipali o gelosamente custoditi dagli erei dei defunti. Si intitola «Vengo con queste due righe per farvi sapere...», l’incipit di uno dei tanti scritti spediti dai soldati ai familiari. L’allestimento verrà inaugurato l’1 maggio e rimarrà aperto al pubblico per tutto il mese nella sala civica di viale Lombardia il martedì dalle 9 alle 12, il venerdì dalle 20.20 alle 22.20, il sabato dalle 15 alle 18.30 e la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18.30. Alunni e docenti delle scuole del territorio hanno già prenotato visite guidate come anziani riuniti in gruppo.