DANIELE DE SALVO
Cronaca

Lo skipper di Mandello del Lario: ''La mia traversata oceanica in solitaria'' / VIDEO

Il racconto dell'impresa del 50enne Dario Noseda che con una piccola barca a vela ha attraversato l'Atlantico

Dario Noseda

Dario Noseda

Mandello del Lario (Lecco), 8 febbraio 2018 - Ha attraversato l'oceano in solitaria su una vecchia e piccola barca a vela, poco più che una vasca da bagno, adatta ai laghi o alla navigazione sotto costa piuttosto che all'Atlantico, dove le onde possono raggiungere l'altezza di un palazzo e le raffiche di cento avere la violenza di una tempesta. Quella che ha compiuto Dario Noseda, 50 anni, skipper di Mandello del Lario, è una vera e propria impresa, lo testimoniano le copertine delle più prestigiose riviste del settore che si è guadagnato e la presenza come ospite in diverse trasmissioni televisive. Complessivamente ha percorso 3.520 miglia nautiche, dalle Canarie, dove è partito lo scorso novembre da Tenerife, per approdare un mese e mezzo dopo sulle sponde del Nuovo mondo a Santa Lucia, isola delle Piccole Antille, come un novello Cristoforo Colombo.

L'arrivo è stato una sorta di spiaggiamento, ha rischiato di trasformarsi in naufragio ed è avvenuto fuori rotta rispetto al porto di Nassau, nelle Bahamas, inizialmente prescelto come meta finale, ma la traversata oceanica è stata comunque portata a termine con successo. In mezzo, nei 35 giorni di navigazione completamente da solo, ha dovuto affrontare anche problemi a bordo, che lo hanno costretto a deviare verso Capo Verde, allungando di molto il viaggio, per uno scalo tecnico. Ha inoltre dovuto affrontare un pericoloso incidente: è finito in acqua, in mezzo al nulla, in un deserto blu dove nessuno avrebbe potuto aiutarlo né recuperarlo. «Ho veramente temuto di morire, fortunatamente sono riuscito ad afferrare una cima e a issarmi sulla mia barca», racconta il marinaio. Non è stato semplice realizzare un sogno che coltivava fin da bambino, né fisicamente né psicologicamente. "Ho perso 18 chili, più di quanti avevo preventivato, inoltre mi è pesato molto non poter dormire tranquillamente. Mediamente avrò riposato un paio d'ore al giorno, con ''microsonni'' di una ventina di minuti. Per il resto non ho avuto modo di scoraggiarmi o annoiarmi, sono stato troppo preso da tutto quello che c'era da fare. Qualcuno, prima che ripartissi da Capo Verde dove mi sono dovuto fermare per delle noie all'impianto elettrico, ha tentato di dissuadermi, ma io ho ripreso la navigazione senza dare retta a nessuno, deciso ad andare fino in fondo".

La barca che ha utilizzato, e che rende eccezionale la sua avventura, è una barca a vela del 1989 classe Star, nome in codice Pa2sh, lunga nemmeno 7 metri e che pesa poco più di mezza tonnellata, non proprio una bagnarola, ma neppure uno yacht. E' stata la sua casa e il suo rifugio, con un abitacolo di appena 2 metri quadrati di superficie e di 80 centimetri di altezza. La messa a punto è stata effettuata sul lago di Como. Dario del resto ha cominciato a coltivare la sua carriera di velista come uomo d'acqua dolce, sul lago Maggiore prima e sul Lario dopo, dove ha scelto anche di abitare. Ora che però ha scoperto l'oceano non intende più fermarsi. "Ormai ci ho preso gusto e sto meditando un altro paio di imprese – rivela -. Per scaramanzia però al momento preferisco non anticipare altro".