Lecco, don Agostino: 50 anni da parroco e 40 da Condor

Celebrazioni per il prete che ha insegnato l'arrampicata come strumento di crescita

Don Agostino Butturini

Don Agostino Butturini

Lecco, 6 maggio 2015 -  L’arrampicata come strumento di crescita: oggi è quasi una normalità per schiere di bambini che, cresciuti all’ombra del Resegone, si cimentano con pareti di roccia e palestre, ma nel 1975 pensare questo poteva essere anche considerato un azzardo, soprattutto per un prete che, secondo consuetudine, i bambini al massimo li poteva portare solo alla gita dell’oratorio. Ma per fortuna ci sono le eccezioni. Festeggerà domenica 7 giugno, nella Basilica di San Nicolò a Lecco, i suoi cinquant’anni di sacerdozio don Agostino Butturini, classe 1939, fisico da alpinista, responsabile del collegio «Alessandro Volta» di Lecco, parroco di Morterone per molti anni e fondatore di un nuovo modo di concepire e «insegnare» la montagna: lo storico Gruppo Condor.

Una stretta di mano possente, di chi è abituato a tener salde le prese in roccia, quella di don Agostino. «A spingermi verso la montagna fu il grande spirito di avventura che mi ha sempre accompagnato in tutte le esperienze - raccontava qualche tempo fa delle sue esperienze -. Ho iniziato intorno ai 25 anni e non ho mai smesso di scoprire l’emozione in ogni singolo metro che salivo per la prima volta. Non mi sono mai interessate le vie in sé, ma la storia e l’avventura che scaturiscono da quelle esperienze uniche. Il fascino enorme di percorrere anche solo dieci metri di una parete sulla quale nessun uomo è mai passato prima: è la forza che mi ha sempre attratto verso le pareti. La forza dell’avventura.

Ho iniziato con le vie in Grignetta. Il fascino incredibile di guglie e picchi dai quali si domina il panorama della città. L’Angelina, un battesimo entusiasmante con una “doppia“ all’antica. Da allora non ho più smesso». La svolta avvenne con la creazione del gruppo Condor. Invece della partitella a pallone i giovanissimi di don Agostino presero presto dimestichezza con corde, moschettoni, passaggi e soprattutto l’apertura di vie nuove: «All’inizio un semplice gioco sulle pareti delle nostre montagne, ma poi sempre più un impegno serio, che per molti fu un modo di crescere e assumersi le proprie responsabilità ». Molti dei ragazzi cresciuti in cordata con don Angelo Butturini sono diventati degli ottimi alpinisti: «Ma non hanno mai amato la ribalta. Gente che in un’estate ha realizzato un centinaio di vie ma poi si è fermata a riflettere se era il caso di continuare una ricerca così eccessiva dei propri limiti. Per me la montagna rimane fatta di sassi e frequentarla resta un hobby piacevole. È una scuola di vita. Sinceramente non capisco nemmeno chi identifica Dio con le montagne».