DANIELE DE SALVO
Cronaca

La sanità lecchese perde pezzi: chiesta la testa del direttore Paolo Favini

Il Consigliere regionale Zamperini: "È evidente che qualcosa al Mandic e in Asst di Lecco non funzioni"

Paolo Favini, direttore della sanità lecchese

Paolo Favini, direttore della sanità lecchese

"Smarrimento". Lo esprimono pubblicamente all’unanimità bipartisan i sindaci del Meratese e Casatese di "fronte a chiusure, esternalizzazioni, depauperamento di professionalità e competenze, l’insopportabile allungamento di liste d’attesa e tempi di erogazione dei servizi" che stanno minando l’ospedale San Leopoldo Mandic di Merate.

Dopo le dimissioni in serie di primari e medici - da ultimo l’altro giorno un gastroenterologo -, la chiusura di Psichiatria e la paventata soppressione del punto nascita, i primi cittadini hanno chiamato a rapporto il direttore generale della sanità pubblica lecchese Paolo Favini. È stato un incontro aspro: guidati dal presidente del Distretto sociosanitario di Lecco Paolo Brivio di Osnago e della Conferenza dei sindaci del Meratese Fabio Vergani di Imbersago e del Casatese Ave Pirovano di Cremella, lo hanno criticato per la "debolezza delle scelte strategiche generali e l’inefficacia nell’affrontare alcuni nodi specifici settoriali".

Dal canto suo, il dg - che non vuole rilasciare dichiarazioni - ha fornito la sua versione: la difficoltà di reclutare camici bianchi e infermieri, la concorrenza dei privati, i pochi parti, la necessità di puntare su Pneumologia, Medicina generale e geriatrica, dipartimento di Fragilità e cure palliative... e palesato la volontà di trasformare il Mandic in cronicario, sebbene "respingendo i circolanti timori di smantellamento".

Molto duro nei suoi confronti anche il consigliere regionale lecchese di maggioranza di Fratelli d’Italia Giacomo Zamperini: "È evidente che qualcosa al Mandic e in Asst di Lecco non funzioni". Per questo ha chiesto un incontro all’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso. "Senza segnali forti, un cambio di passo, temo sarà inevitabile che venga chiuso qualche reparto entro Natale", avverte il fratello d’Italia che chiede la testa del dg, per la "vera e propria emorragia di professionisti che sta creando forte preoccupazione fra cittadini e amministratori locali".

"A Lecco la situazione non è certo migliore – rincara la dose -. Chi dirige deve assumersi le proprie responsabilità, non può limitarsi ad alzare le mani dicendo che non si può fare niente". Sulla stessa lunghezza d’onda dal fronte opposto il dem Gianmario Fragomeli: nel prossimo question time al Pirellone chiederà all’assessore al Welfare "se non ritenga indispensabile in tempi rapidissimi una verifica sulla direzione strategica dell’Asst di Lecco". L’unico non pervenuto è il sottosegretario leghista Mauro Piazza.