La Procura di Brescia in prima linea Boom di reati minorili e codici Rossi

Lockdown e isolamento sociale hanno fatto crescere del 77,2% i procedimenti a carico di ragazzi sotto i 18 anni

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di Beatrice Raspa

La giustizia ha due facce: il civile vola, il penale arranca sotto i colpi di una “crisi sistemica“ caratterizzata da troppi reati e carenze di organico. Emerge dalla relazione inaugurale dell’anno giudiziario del presidente della Corte d’appello, Claudio Castelli. Focus sul Pnrr e sulla sfida della riduzione di pendenze, tempi e arretrati. La macchina del settore civile ha risposto bene, confermando un trend positivo in atto da qualche tempo: tra il 30 giugno 2021 e il 30 giugno 2021 la volontaria giurisdizione a Brescia ha tagliato le pendenze del 9,2% (del 42,40% se si va indietro di 5 anni), quella dei fallimenti del 18,2%.

"Certo, ha inciso anche la flessione delle iscrizioni derivante dalle difficoltà economiche", ha chiarito Castelli. Ma il taglio degli arretrati è un fatto, (nell’area lavoro addirittura si lavora solo sul corrente) e i tempi di definizione delle cause (in media 527 giorni) sono in via di miglioramento.

Altro è il settore penale, che al di là degli sforzi profusi appare in costante empasse. Se la Corte d’appello negli ultimi 5 anni è riuscita ad abbattere le pendenze del 60,20%, i tribunali del distretto – specie quello di Brescia, con +55,10% – non reggono il passo. Eppure le definizioni aumentano: il tribunale bresciano ne ha concluse 19.022 a fronte di 18.672 sopravvenute. "I reati sono troppi, tribunale e procure non riescono a farvi fronte". Se a questo si aggiunge il sottodimensionamento degli organici, specie a Brescia e Bergamo, se ne capiscono le ragioni. A dispetto delle assunzioni programmate dal Ministero e quelle dal Pnrr, le scoperture oscillano sul 33% in tutti gli uffici (con punte del 52% alla Procura dei minori). Per non dire degli assistenti giudiziari, ne manca più del 50%, e dei magistrati (-14,10%).

Quanto ai reati commessi, negli ultimi 12 mesi si è stabilizzata la riduzione registrata nel 2020 con il lockdown. "La riapertura delle attività non si è tradotta in un picco, al di là di una diffusa e spesso ingiustificata percezione di insicurezza", ha sottolineato Castelli. Le iscrizioni in Procura sono stabili (a Brescia 21.027 a fronte dei 21.014 dell’anno scorso, nel distretto 47.570 anziché 47.261). È tuttavia indubbio che pandemia e isolamento sociale abbiano lasciato il segno: "Aumentano furti, truffe, rapine, maltrattamenti tipici della marginalità sociale".

E il settore minorile ne risente, con un aumento del 77,2% dei procedimenti, solo in parte legati all’arrivo di profughi dall’Ucraina. "In una zona dove non esistono baby gang, i reati aumentano (+21,4%) e un segnale della gravità dei comportamenti arriva dalla crescita delle richieste di misure cautelari (88 contro le precedenti 53) dei provvedimenti carcerari (34 anziché 19) e in comunità (30 anziché 5). Ciò deriva dalla sempre maggior precocità e tolleranza all’uso di droghe e alcol, dalla scarsa tolleranza alle frustrazioni e dall’enorme solitudine" che affligge i giovani. "Particolare attenzione poi meritano i reati commessi ai danni delle donne: il numero di femminicidi, stalking e maltrattamenti denota una situazione allarmante e di grande arretratezza".