La cementeria di Calusco d’Adda diventa un inceneritore di rifiuti. Dalla Provincia di Bergamo, Ats di Bergamo e di Monza e Arpa è stato concessa ai vertici di Heidelberg materials Italia cementi, cioè di quella che era l’Italcementi, l’autorizzazione a bruciare fino a 110mila tonnellate di combustibile nel forno di cottura del clinker di Calusco, a ridosso della valle dell’Adda, sul confine con il Meratese.
Prima l’autorizzazione era per 30mila tonnellate. Al posto di combustibili fossili tradizionali inoltre da utilizzare nel forno di cottura del clinker in parziale sostituzione dei combustibili fossili convenzionali verranno inoltre utilizzati plastiche e gomme, pneumatici, biomasse legnose e fanghi biologici di depuratori e impianti industriali essiccati. La richiesta approvata è stata depositata 9 anni fa. "L’impianto si trova in una delle zone più inquinate d’Italia e in pieno centro abitato – denunciano gli attivisti del comitato La Nostra Aria e di Rete Rifiuti Zero Lombardia -. Le informazioni disponibili sullo stato di salute dei cittadini residenti in zona sono già drammatiche: i tumori allo stomaco negli uomini hanno un’incidenza del 20% superiore, il mesotelioma sempre per gli uomini del 42%, il linfoma non Hodgkin per uomini e donne del 40%, il carcinoma mammario dell’87% in più". Contro i permessi sono state raccolte 10mila firme ed è stata chiesta pure un’indagine epidemiologica indipendente.
Si sono mobilitati pure i sindaci di Solza, Paderno d’Adda, Robbiate, Verderio, Imbersago. Nonostante i dubbi e le proteste però la decisione è stata ormai presa. "Con l’approvazione del provvedimento, l’impianto di Calusco diventa a tutti gli effetti il quarto inceneritore di rifiuti in provincia di Bergamo nella quale sono già attivi gli impianti di Bergamo, Dalmine e Filago – proseguono gli attivisti -. Un caso unico in Italia e in Europa! La decisione assunta rappresenta una forzatura inaccettabile e ci lascia fortemente indignati. Mentre la legislazione riconosce e favorisce la partecipazione dei cittadini a decisioni su questioni di interesse pubblico, sembra evidente che alla loro opinione, per quanto documentata e sorretta da precisi riferimenti scientifici e normativi, venga attribuita ben poca importanza".