Amare un territorio, significa conoscerlo. A fondo però. Non limitandosi solo ad una visione, prioritariamente, superficiale, ma sapendo apprezzare ogni aspetto che lo caratterizza. Dietro ad ogni persona si cela una storia e, dietro ad ogni storia, si cela la natura e l’identità di un determinato luogo. Nelle epoche passate, molto spesso, ci si è recati in località esotiche, diverse da quella europea per ricercare qualcosa. Forse le proprie radici, le proprie origini. Eppure, forse, lo stesso Gauguin, anziché recarsi in Polinesia, avrebbe potuto ricercare le proprie origini lì, dove era nato e raccontare, attraverso le proprie tele, la voce di chi, pur vivendo in un territorio apparentemente civilizzato, viveva ai margini della società. Oggi, però, nella società globalizzata in cui viviamo, abbiamo, forse, più che mai, il compito, l’urgenza di lasciare qualcosa di positivo nell’animo di un visitatore. Questo però potrebbe anche non coincidere sempre, necessariamente, solo con la tutela dell’ambiente circostante e con la promozione di eventi artistici e culturali, ma anche, ad esempio, con la giusta valorizzazione dei piatti tipici che un determinato luogo può offrire. Il lago di Como, ad esempio, ha tanto da offrire, non solo in termini, prettamente, paesaggistici ed architettonici, ma anche di tradizione culinaria. Sicuramente, quando si parla del lago di Como, non può non venire in mente il famoso romanzo "I Promessi Sposi"di Alessandro Manzoni, la cui ambientazione, può essere collocata nella zona del lago di Como e, più di preciso, nella città seicentesca di Lecco. Attraverso gli occhi di Manzoni possiamo, infatti, immaginare e ricostruire mentalmente le vie della città, i suoi principali monumenti, possiamo “vedere” le persone che animano, che popolano le piazze, e quei poveri pescatori che, dopo essersi affacendati tutta la giornata per riuscire a sfamare la propria moglie e i propri figli, tornano a casa tardi, la sera. ...
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