
Il prefetto non ha avuto dubbi nel disporre l’interdittiva per la pizzeria
Galbiate (Lecco) - Le mani della ‘ndrangheta in pasta, quella della pizza. Per questo la pizzeria "Le Chich" di Galbiate è stata chiusa. A spegnere il forno e abbassare la saracinesca è stato il prefetto di Lecco Castrese De Rosa con una interdittiva antimafia, la 15esima del 2021, la numero 25 in 24 mesi. È la terza volta che viene chiusa, sebbene prima si chiamasse "Beatles": la prima nell’estate del 2020, la seconda a marzo dopo essere stata riaperta con il giochetto delle tre carte degli assetti societari, la terza ieri, dopo l’ennesimo passaggio di proprietà ad Augusto Gandolfi, 49enne di Calolziocorte, che è anche titolare di una sala da ballo di Pescate dove in pieno lockdown si continuava a danzare. Nonostante siano cambiati titolare e insegna la musica e soprattutto chi la suona sembra siano rimasti gli stessi. A dirigere la banda ci sarebbe stata infatti sempre Valentina Trovato, 58 anni, sorella minore del 74enne Franco Coco Trovato, il padrino della ’ndrangheta lecchese al 41bis dopo essere stato catturato nel ‘92 durante la retata di "Wall Street".
La 58enne è pure ex moglie di Luigi Alcaro, catturato nel 2006 nella retata antimafia di Oversize per traffico di droga. È inoltre suocera di Vincenzo Marchio, classe 1983, finito pure lui in manette lo scorso febbraio durante la retata “Cardine-Metal Money“ con cui è stato smantellato l’impero milionario di rifiuti radioattivi del 72enne compare Cosimo Vallelonga, altro capobastone della mala lecchese. Formalmente lei non c’entrerebbe nulla con la pizzeria "Le Chich", che quando si chiamava "Beatles" ed era stata chiusa e riaperta e di nuovo chiusa apparteneva alle sue figlie. Eppure è stata sorpresa dai carabinieri a ricevere ordinazioni dai clienti e servire tra i tavoli, ovviamente in nero, perché per non figurare in alcun modo. Oltre a lei è rimasto al suo posto pure il pizzaiolo, almeno lui in regola, reclutato appositamente dalla Calabria nonostante diversi precedenti penali. "Come già è avvenuto in passato è stata realizzata un’operazione di cosmesi societaria per eludere fraudolentemente i precedenti provvedimenti", spiega e conferma il prefetto Castrese De Rosa. A togliere il “trucco“ ci hanno pensato gli esperti del Gia, Gruppo interforze antimafia, coordinato dalla capo di gabinetto della prefettura Marcella Nicoletti, di cui fanno parte investigatori di carabinieri, questura, finanza e Dia di Milano.