Frode milionaria con i rifiuti "Hanno delle attenuanti"

Coniugi col tesoro nel giardino, la difesa chiede pene contenute

Pene contenute e attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti. È quanto ha chiesto al gup, Christian Colombo, l’avvocato Lorenzo Cinquepalmi al termine dell’arringa difensiva per Giuseppe Rossini, 46 anni, e Silvia Fornari, 40, i coniugi di Gussago finiti in manette a settembre nell’ambito di un’inchiesta per una maxifrode culminata nell’occultamento di 15 milioni in contanti nel giardino di casa. Stesso trattamento il difensore ha chiesto per il figlio ventiduenne della coppia, Emanuele, e per la zia materna, Marta. Stando alla pm Claudia Passalacqua, che aveva chiesto di condannare i Rossini a 9 anni, il ragazzo e la zia a 6 – in abbreviato ci sono altri cinque imputati – la frode fu appunto un affare di famiglia. Marito e moglie, di mestiere rottamai, si ritiene fossero al vertice di un sodalizio che con società cartiere estere ha generato mezzo miliardo di fatture false ed evaso 93 milioni di tasse. "Rossini non solo ha ammesso gli addebiti ma ha spiegato al pm di essere parte di un sistema collaudato ben più grande di lui, dal quale se voleva lavorare non poteva tirarsi fuori – ha spiegato Cinquepalmi, presenti in aula i suoi assistiti –. I rottami e gli scarti di fonderia sono in mano alle grandi imprese valtriumpline e valsabbine che lo vendono in nero. E questo nero nascosto dai pesci grossi Rossini si è reso disponibile a farlo trovare. Una condotta all’insegna della collaborazione più ampia, la sua, che attesta un abbandono irreversibile di quel modo e che merita di essere premiata". Repliche e sentenza il 12 maggio.B.Ras.