Lecco, paternità falsata: doppia condanna

A chiarire la vicenda è stato il test del Dna

Il tribunale cittadino

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Lecco, 9 ottobre 2019 - «Sono io il condannato», con questa frase all’uscita dal tribunale il presunto padre di una bimba di quasi due anni svela la sentenza del giudice su una delicatissima questione. L’uomo, 59 anni, è stato condannato a due anni (pena sospesa), per aver alterato lo stato civile, dando il proprio cognome alla piccola, avuta da una ragazza residente in Brianza, che all’epoca dei fatti aveva 20 anni. Il vero padre della bimba è invece l’ex fidanzato della giovane, un 28enne residente nel Lecchese. A chiarire la vicenda è stato il test del Dna, disposto dal giudice delle udienze preliminari, Salvatore Catalano. La vicenda è ambientata nel cuore della Brianza, dove i due giovani si conoscono, frequentano e dalla relazione la giovane rimane incinta. A metà della gravidanza il rapporto tra i due giovani si interrompe e il 28enne viene allontanato dalla famiglia. A marzo dello scorso anno è nata la piccola e sono sorti i sospetti nel 28enne: che cognome porterà?. Si presenta all’ufficio anagrafe del Comune di residenza della 20enne e scopre che ha il cognome dell’allora compagno della madre della sua ex fidanzata.

Scatta la denuncia, le indagini vengono affidate ai carabinieri di Oggiono e la Procura di Lecco al termine dell’inchiesta chiede il rinvio a giudizio del 60enne e della giovane mamma per alterazione di stato. Secondo la tesi della Procura - rappresentata ieri in aula dal pubblico ministero Paolo Del Grosso - la giovane mamma e il padre all’anagrafe della bambina, avrebbero alterato lo stato della neonata». Il Gup Salvatore Catalano, prima di decidere ha affidato una perizia al genetista di fama nazionale Luca Salvaderi e il test del DNA ha chiarito che il padre della bimba è il 28enne, nonostante che dopo la nascita il 59enne, a sua responsabilità, avesse dato il proprio cognome. Il legale dell’uomo e della giovane donna, l’avvocatessa Letizia Semeraro, ha chiesto il rito abbreviato subordinato alla perizia, mentre il Pm Paolo Del Grosso ha chiesto una condanna a 3 anni e 1 mese per il 59enne e a 2 anni e 4 mesi per la 20enne. Ieri - al termine dell’udienza preliminare - il giudice Salvatore Catalano ha condannato a 2 anni (pena sospesa) sia il 59enne che la giovane mamma, che ora ha ventidue anni, e un risarcimento di 15mila euro per il vero papà e 5mila euro per i suoi genitori, che si sono costituiti parte civile. Intanto è aperto un processo anche in sede civile.