Bubacar non avrebbe dovuto fare il bagno alla Malpensata. Nessuno dovrebbe farlo in quel punto del lago di Como, dove mercoledì pomeriggio è annegato il profugo di 18 anni del Gambia, arrivato in città solo la sera prima, dopo essere sbarcato venerdì scorso a Lampedusa al termine di un viaggio della speranza lungo due mesi.
La balneazione alla Malpensata, dove sfocia il torrente Gerenzone, vicino alla statua di San Nicolò, patrono della città e dei naviganti, è vietata proprio per ragioni di sicurezza. Peccato che mancassero cartelli che avvisassero del divieto, perché quelli che c’erano fossero stati strappati e che tanto nessuno li rispettasse.
Dopo la tragedia, gli avvisi sono tornati e pure il nastro bianco e rosso per impedire l’accesso alla piccola spiaggetta, ma ormai per Bubacar era tardi. Dove Bubacar ha perso la vita, il sindaco Mauro Gattinoni ha deposto un mazzo di fiori bianchi: "Ti vogliamo bene, anche se non abbiamo avuto il tempo di conoscerti – è stato il suo messaggio di cordoglio -. Ti piangiamo, commossi, fratello venuto da lontano, come figlio di questa nostra città". Al centro culturale islamico Assalam ieri pomeriggio i fedeli musulmani, come lo era Bubacar, hanno invece celebrato una veglia di preghiera interreligiosa. Domani alle 10 verrà celebrata pure una messa in basilica di San Nicolò. Intanto prosegue la raccolta fondi, lanciata da operatori e volontari di Caritas Ambrosiana e decanale che avevano accolto Bubacar nella Casa della Carità, per pagare le spese per il rimpatrio della salma a Farato, suo paese d’origine. Da Fondazione comunitaria del Lecchese sono stati stanziati 2 mila euro."Questo ragazzo vuole solo compassione, dignità e affetto – spiega la presidente Maria Grazia Nasazzi -. Lecco, in questo momento, è la sua terra e noi i suoi cari".
D.D.S.