In quota le frane, a valle gli allagamenti. Lecco e provincia sono sotto assedio dal maltempo. L’altra sera una frana si è staccata dal monte San Martino, il “monte marcio“, che incombe sulla città. Sembrava un distacco di poco conto, con un macigno di 20 metri cubi e circa 50 tonnellate, crollato con un boato da un costone di roccia, intrappolato dalle reti paramassi.
La situazione invece pare più critica e il versante più instabile ed esteso del previsto. Ci sarebbero infatti molti altri detriti ancora pericolanti e la pioggia battente potrebbe innescare altri dissesti. Visti i precedenti, tra cui quello del 23 febbraio 1969 costato la vita a sette persone, tra cui due sorelline di 11 e 13 anni, in attesa delle verifiche, il sindaco Mauro Gattinoni ha dichiarato off-limits il San Martino. "Abbiamo istituito sulle vie Stelvio, Santo Stefano e Monte Spluga il divieto di circolazione, fino a revoca, eccetto residenti – comunica –. Si conferma il divieto di transito per il sentiero dei Pizzetti, per i sentieri di avvicinamento alle falesie e attraversamento del vallo paramassi".
Mentre le montagne cedono, il lago e l’Adda continuano a salire e restano osservati speciali. Il livello del Lario in un giorno è cresciuto di 35 centimetri, più di mezzo metro nell’ultima settimana. Per evitare che si riempia troppo, la diga di Olginate è totalmente aperta: dalla paratoie defluiscono 600 metricubi al secondo, 600mila litri, che però non bastano perché l’afflusso di acqua è superiore. Con lo sbarramento spalancato per non far esondare il lago, si ingrossa tuttavia l’Adda, che si teme rompa gli argini nei tratti in cui scorre nei centri abitati. Per evitare che possibili ondate di piena improvvise travolgano qualcuno, i sindaci hanno vietato il passaggio sull’alzaia tra Olginate e Paderno, passando per Airuno, Calco, Imbersago e Robbiate. Daniele De Salvo