Crisi Voss, fumata nera al Pirellone Unica speranza gli ammortizzatori

Nell’incontro in Commissione. Attività produttive . l’azienda ha confermato . la volontà di chiudere

Migration

Una fumata nera si è levata ieri da Pirellone dove si sono riuniti i consiglieri regionali della IV Commissione Attività produttive con i delegati sindacali e i rappresentanti della società per discutere il futuro della Voss di Osnago e dei 70 dipendenti. I manager italiani del gruppo tedesco hanno confermato la volontà di chiudere e smantellare lo stabilimento fondato nel 1954 acquisito nel 2016 e hanno puntato il dito contro gli operai e gli impiegati che da 4 settimane lo stanno picchettando a oltranza, sostenendo che metteno a repentaglio anche il posto dei 40 colleghi di un secondo polo produttivo. L’amministratore delegato del sito brianzolo Socrate Rossi, il consulente Pierluigi Gherardini e l’avvocato Roberto Podda hanno perciò chiesto di allentare la morsa del presidio allestito per impedire che vengano trasferiti materiali e macchinari: "Sono stati superati i limiti della legittimità". "Un’accusa che fa quasi tenerezza dal momento da quando è stata rilevata la Larga non sono mai stati fatto investimenti per rafforzare competitività e presenza sul mercato - denunciano esterrefatti Eliana Dell’Acqua e Lorena Silvani della Fim Cisl di Monza Brianza e Lecco e Domenico Alvaro e Giuseppe Cantatore (nella foto) della Fiom Cgil di Lecco.

"O la multinazionale aveva deciso da tempo di spegnere i motori in Italia, o c’è stata una pessima gestione da parte dei dirigenti italiani". Gli unici spiragli riguardano la cassa, possibili prepensionamenti e incentivi all’esodo, ritenuti tuttavia insufficienti dai rappresentanti dei lavoratori. Daniele De Salvo