Contro il parco solare "Hanno devastato il nostro territorio e ora ce lo rivendono"

Il progetto nell’ex cava preoccupa i residenti: un affare solo per i privati

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Un parco solare di 85mila metri quadrati e 20mila pannelli solari da 8 MWp di potenza. Come avevamo già raccontato, verrà realizzato nella cava dismessa sul monte Cornizzolo. Ci guadagnano, due volte, a spese dei contribuenti lecchesi, soprattutto i privati che gestivano la cava, cioè i soci della Holcim: non dovranno spendere un centesimo per riqualificarla e in più incasseranno i soldi per vendere un buco nero di 40 ettari. Il prezzo è in fase di definizione, ma i vertici di Silea, la municipalizzata dell’immondizia in provincia di Lecco, sarebbero pronti a sborsare quasi mezzo milione di euro per il cratere. "Cornuti e mazziati", è la reazione di Giuseppe Stefanoni, leader del gruppo di Volontari della difesa dell’Alpetto, il luogo dove c’è la voragine abbandonata che diventerà un parco solare pubblico, che con tanti altri ambientalisti si sono battuti per salvare il Cornizzolo. "Tutti siamo favorevoli all’implementazione di impianti industriali e civili di produzione di energie da fonti rinnovabili", premette.

"Ci sono però alcuni aspetti critici da valutare – prosegue -. Possibili variazioni del microclima già modificato dalle pareti riflettenti della cava, l’impatto che questa enorme opera potrebbe avere sull’ecosistema e sulla fauna...". A non tornare sono però soprattutto i conti. "Sulle pendici meridionali del Cornizzolo si è scavato per più di 60 anni, lasciando una ferita visibile da chilometri e chilometri, con pareti non più rimarginabili e recuperabili e, a nostro avviso, con rischi di frane – spiega Giuseppe Stefanoni -. È sorprendente e contraddittorio che ora, con un ottimo affare, i cavatori vendano il territorio devastato che avrebbero dovuto tenere mantenuto e sotto vigile controllo, a una società pubblica. Anziché pretendere che i responsabili del danno risarciscano il territorio, i Comuni - tramite Silea – comprano il fronte della ex cava e si accollano quindi l’onere di mantenere un territorio irrimediabilmente rovinato e a rischio. Solo il sindaco di Monte Marenzo non ha avvallato l’iniziativa. Da Silea al momento non commentano, tramite il portavoce si limitano a comunicare che operazione e prezzo sono in fase di definizione e che per loro si tratta di un investimento per il futuro. Daniele De Salvo