Consonno, il parco divertimenti è a pezzi. Il prefetto ora pensa alle ruspe

La storia si ripete. Consonno cade a pezzi, le folli costruzioni di quella che nei ruggenti anni ‘70 era la Las Vegas della Brianza sono ormai nient’altro che ruderi, vestigia di un’allucinazione che per qualche lustro ha incantato tutti ma che ora si stanno sgretolando sotto il peso del tempo e dell’abbandono. Per questo il borgo fantasma sarà raso al suolo. Di nuovo di Daniele De Salvo

La frazione di Consonno a Olginate (Cusa)

La frazione di Consonno a Olginate (Cusa)

Olginate (Lecco), 10 novembre 2014 - La storia si ripete. Consonno cade a pezzi, le folli costruzioni di quella che nei ruggenti anni ‘70 era la Las Vegas della Brianza sono ormai nient’altro che ruderi, vestigia di un’allucinazione che per qualche lustro ha incantato tutti ma che ora si stanno sgretolando sotto il peso del tempo e dell’abbandono. Per questo il borgo fantasma sarà raso al suolo. Di nuovo. A impartire l’ordine di demolire ciò che resta della città dei balocchi sarà il prefetto di Lecco Antonia Bellomo che settimana scorsa ha effettuato un sopralluogo nella frazione di Olginate insieme al sindaco Rocco Briganti per sincerarsi di persona delle condizioni di sicurezza, anzi di insicurezza, dell’immenso parco dei divertimenti ormai diroccato.

Le recinzioni che delimitano gli edifici che ospitavano alberghi, sale da ballo, negozi, empori, bar, sono divelte in più punti, le centinaia di visitatori che ogni weekend si inerpicano sin lassù hanno libero accesso ovunque. Si può raggiungere la sommità del minareto che svetta sull’intero panorama attraverso una fatiscente scala a pioli in metallo. Balaustre e parapetti non esistono più, dai soffitti dei diversi ambienti si staccano calcinacci, nessuno rispetta gli appelli alla prudenza e gli avvisi che ammoniscono che il rione è privato e sconsigliano di accedere per scongiurare incidenti. Da qui la decisione, non ancora ufficiale, di risolvere in maniera drastica il problema, con ruspe e bulldozer, come nel ’62.

La situazione è complessa e non può essere tollerata oltre - conferma il primo cittadino -. La maggior parte degli stabili risultano pericolanti e devono essere abbattuti. Noi come amministratori locali non disponiamo degli strumenti normativi per intervenire, per questo abbiamo chiesto aiuto in Prefettura. L’idea è quella di un’ordinanza per mettere in sicurezza l’area e di ripristino e bonifica dell’ambiente». Ovviamente ci dovranno pensare i proprietari, gli eredi del gran ufficiale conte Mario Bagno, scomparso nell’ottobre del 1995 a 94 anni.

desalvo.daniele@ilgiorno.net