FEDERICO MAGNI
Cronaca

Lecco capitale della montagna: un secolo e mezzo di Club alpino italiano nel nome di Cassin e Ferrari

Il pioniere delle cordate, l’uomo del Cerro Torre e una storia nata forgiando chiodi. Mostre, eventi e curiosità di una delle prime associazioni italiane con oltre tremila iscritti

I giovani e gli esperti del Club alpino italiano di Lecco

I giovani e gli esperti del Club alpino italiano di Lecco

All’inizio del secolo scorso, nelle officine ai piedi del Resegone, gli alpinisti fabbricavano i chiodi che alla fine del turno utilizzavano per affrontare strapiombi e passaggi difficili sulle pareti della Grignetta. Ed è così che a Lecco si sono forgiate e poi sono partite generazioni di scalatori ed esploratori che hanno scritto alcune della più belle pagine della storia dell’alpinismo sulle cime di tutto il mondo. Da Riccardo Cassin a Carlo Mauri, da Walter Bonatti (che ebbe un grande legame con i lecchesi e vestì il maglione rosso dei Ragni) a Casimiro Ferrari.

Una tradizione che continua ancora oggi e a cinquant’anni dall’impresa sul Cerro Torre, la città festeggia il suo legame unico con la roccia e la montagna con una serie di eventi fino ad ottobre, organizzati dalla sezione lecchese del Club alpino italiano, intitolata a Cassin, per il 150esimo anniversario della sua fondazione. Una storia che prese il via quando ancora l’Italia era già nata, ma l’Unità non era ancora compiuta, un periodo pieno di fermento e spinte di ogni tipo anche fra il Lario e le cime che lo sovrastano.

Personaggi come il grande naturalista Mario Cermenati, il dottor Giovanni Pozzi, primo vero presidente del Cai e l’ingegnere Giuseppe Ongania, alpinista di tutto punto, furono coloro che diedero vita a quel sodalizio nato ufficialmente poi nel 1874 e fra i più antichi d’Italia, dopo quelli fondati da Quintino Sella. Un’avventura alla quale partecipò inizialmente anche un certo Antonio Stoppani, che ebbe poi un ruolo soprattutto nel Cai di Milano.

"Alcuni come Ongania, furono protagonisti di importanti avventure sulle Alpi. Fu lui a scattare probabilmente una delle prime foto di arrampicata “in azione” ed era gente che affrontava passaggi difficili facendo “piramidi umane”. Ma erano persone che si occupavano anche delle condizioni di lavoro, addirittura ecologiche, della città e dei suoi dintorni.

Passavano dalla geologia alla scienza, con testi splendidi e originali, fino allo sport e ai temi sociali – spiega Pietro Corti, grande conoscitore de legame fra Lecco e la montagna. Insieme ad Alberto Benini e Sergio Poli ha lavorato a un libro sulla nascita del Cai a Lecco –. Furono autori anche delle prime guide escursionistiche delle Prealpi. Bellissima la loro descrizione della Lecco di allora. Le prime officine, lo sviluppo industriale vorticoso. Tutto scritto con uno sfondo di grande cultura. Un patrimonio che merita di essere raccolto e ricordato". Convegni, mostre, presentazioni ed eventi faranno di Lecco il centro delle iniziative legate al mondo della montagna per quasi tutto il 2024.

“ll ritorno al passato serve soprattutto come momento per trarre spunti costruttivi rispetto all’attualità e al futuro. Siamo vicini ai temi dell’ambiente, dei giovani e della solidarietà", commenta Adriana Baruffini, presidente del Cai Lecco. In un momento in cui un reel su Instagram rischia di provocare una scia di incidenti, l’obiettivo del Club alpino è anche quello di riportare i giovani a una frequentazione della montagna più consapevole.

E guardando al numero degli iscritti ci sta riuscendo. Solo a Lecco sono 3.300 i soci. Se i Ragni hanno la loro seconda casa in Patagonia, terra estrema dove hanno realizzato una serie impressionante di prime ascensioni, lo si deve al legame con don Alberto De Agostini, sacerdote salesiano, che divenne esploratore, naturalista, cartografo e fotografo. Una mostra a Palazzo della Paure celebra la sua figura, che ebbe un’importante influenza sulla storia dell’alpinismo lecchese in Sud America. Altri eventi sono dedicati invece alla riscoperta di Antonio Stoppani, geologo, paleontologo, il primo grande divulgatore scientifico in Europa con “Il Bel Paese”. Anche lui lecchese, nato in piazza XX Settembre il 15 agosto del 1824.