Bosisio Parini, parroco 80enne sfinito dai truffatori: "Pagavo per evitare brutte figure"

Don Giuseppe Farioli, caduto nel tranello del finto abbonamento a una rivista, ha pagato di tasca sua 12mila euro: "Dovevo difendere il buon nome della parrocchia"

Don Giuseppe Farioli

Don Giuseppe Farioli

Bosisio parini (Lecco) - "Pagavo perchè erano arrivati a dirmi che mandavano i carabinieri ad arrestarmi e temevo per il riflesso sul buon nome della parrocchia, per cosa avrebbero detto i parrocchiani se finivo in manette per un debito". Don Giuseppe Farioli, parroco 80enne di Bosisio Parini, nel 2016 ha pagato di tasca sua circa 12mila euro per presunti arretrati da saldare per un vecchio abbonamento ad una rivista delle forze dell’ordine. Per questa vicenda ora 3 uomini e una donna sono imputati a vario titolo di truffa ed estorsione in un processo al Tribunale di Monza.

Un raggiro come tanti già arrivati alla sbarra davanti ai giudici monzesi, alcuni anche nei confronti di parroci di mezza Italia settentrionale, da parte di diverse bande che telefonavano alle vittime prospettando il recupero di un credito. E che spesso passavano anche dalle richieste alle minacce. Com'è successo anche a don Giuseppe, che alla fine, stanco di pagare, si era confidato con il direttore della banca e convinto a presentare denuncia ai carabinieri. Il parroco 80enne non si è costituito parte civile.

"Ad aprile 2016 ho iniziato a ricevere telefonate da una tale Loredana che mi diceva che la parrocchia era indebitata per abbonamento sulle riviste - ha raccontato don Giuseppe Farioli - Anni prima in effetti mi ero abbonato ad una rivista delle forze dell’ordine ma poi avevo disdetto. La donna mi ha detto che il dovuto poteva essere concordato ottenendo uno sconto. Per non pesare sulla parrocchia, ho pagato io un bonifico di circa 3mila euro sull’iban indicato".

Ma la faccenda non si è chiusa lì. "A fine maggio la stessa storia. C’era un altro residuo da pagare. Mi hanno indicato un iban diverso. Ho pagato altri 4mila euro circa, poi altri 5mila. Continuavano a telefonarmi per solleciti di pagamento da diverse persone, uno mi ha detto di essere un avvocato, un altro mi ha detto che mi avrebbero mandato i carabinieri ad arrestarmi. Alla fine ero stufo e ad ottobre sono andato in banca a parlare con il direttore, che mi ha convinto a fare denuncia". La difesa degli imputati ha chiesto al don se volesse ritirare le querele per l’accusa di truffa. Perchè per l’ipotesi di estorsione invece si procede d’ufficio.