Ballabio, la minaccia della frana resta: "Un boato, come una bomba"

Dopo il sopralluogo del geologo con l’elicottero sale il numero dei residenti sfollati

Le abitazioni minacciate dal movimento franoso

Le abitazioni minacciate dal movimento franoso

Un fragore come di un’esplosione e la terra che trema come durante un terremoto, poi il silenzio e il buio, surreali, squarciati pochi minuti dopo dall’ululare delle sirene dalle luci blu a intermittenza dei lampeggianti dei mezzi di soccorso dei Vigili del fuoco e delle “gazzelle“ dei carabinieri. Molti sono corsi in strada terrorizzati, altri si sono affacciati increduli alle finestre. Ma mercoledì sera a Ballabio non è né detonata una bomba, né si è registrato un sisma. A provocare il boato e far vibrare il suolo e l’aria è stata una frana, che si staccata all’improvviso dal Monte Due Mani, che incombe sopra l’abitato del paese tra Lecco e le porte della Valsassina.

Dal versante della montagna sono precipitati almeno una decina di grossi massi: dopo aver travolto parecchi alberi del bosco che cresce sul pendio che ne hanno provvidenzialmente rallentato la corsa e imbrigliato la forza, sono precipitati e rimbalzati come le schegge di ordigni fino nei giardini di alcune abitazioni e vicino alla strada sottostanti senza fortunatamente raggiungerle.

"È andata bene, ancora qualche me tro...", commenta il sindaco Giovanni Bruno Bussola, lasciando chiaramente intendere che, solo per miracolo, non si contano né feriti e nemmeno troppi danni. Sette persone di quattro famiglie che vivono in altrettante villette, sono state subito sfollate. Altre 12 di sei nuclei familiari che alloggiano nello stesso condominio sono state invece evacuate la mattina seguente, ieri, al termine della ricognizione aerea a bordo dell’elicottero dei Vigili del fuoco effettuata alla luce del sole dal geologo incaricato Cristian Adamoli. Il professionista ha riscontrato fessurazioni nella roccia e costoni ancora pericolanti che potrebbero staccarsi e cedere. Per l’intervento di messa in sicurezza della zona di pericolo ci vogliono tempo, non si sa quanto, e soldi, almeno 100mila euro solo per cominciare. L’area dovrà essere bonificata, i detriti disgaggiati e bisognerà installare barriere e reti paramassi.

"Non è una situazione che si può risolvere nell’immediato", conferma il primo cittadino, che è stato sveglio tutta la scorsa notte ed è rimasto sempre accanto ai soccorritori e agli sfollati. Nel frattempo chi ha dovuto abbandonare in fretta e furia casa propria resta ospite da familiari e amici oppure in un albergo.