
PESCHIERA BORROMEO - ARCHIVIO - CARABINIERI - FOTO CANALI/NEWPRESS - PER REDAZIONE SUD MILANO/METROPOLI - CERRI/PINCIONI/STIMOLO/VIDOLECCO = CONFERENZA STAMPA PRESSO IL COMANDO PROVINCIALE DEI CARABINIERI PER L’ ARRESTO DI FABIO CASTAGNA , ACCUSATO DI VARI REATI COMMESSI A COLICO LO SCORSO MESE DI FEBBRAIO - IL MAGGIORE GAETANO LA ROCCA E A SIX IL MARESCIALLO GIUSEPPE CACICIA - CARDINI - 11-3-2015CARABINIERI La conferenza sull’esito dell’indagine
Taceno (Lecco), 16 marzo 2015 - I complici di Fabio Castagna nell’aggressione avvenuta a Colico il 22 febbraio scorso sono due persone già note alle forze dell’ordine, residenti in Valsassina. I carabinieri stanno portando avanti una serie di verifiche nei loro confronti dopo che sono già stati denunciati. Castagna, classe 1969, è da martedì scorso detenuto nel carcere di Pescarenico con le accuse di porto d’arma clandestina, aggressione e lesioni. Gli ultimi due addebiti sono contestati anche agli altri due soggetti, entrambi residenti a Taceno, ora indagati a piede libero. Entrambi i complici di Castagna sono noti per accuse riguardanti reati minori. I militari che stanno indagando sulla vicenda mantengono il massimo riserbo sull’indagine in corso anche se appare chiaro che Fabio Castagna è il capo del «branco» che ha aggredito l’autista 33enne di Colico, la cui unica colpa sarebbe stata quella di aver redarguito i tre che stavano prendendo a calci i sacchi della pattumiera in centro paese.
Proprio per questo futile motivo Castagna e gli altri due avrebbero affrontato il colichese che ha avuto la prontezza di riflessi di strappare la pistola dalle mani dell’uomo arrestato e gettarla in un giardino privato. Questa mossa coraggiosa è stata determinante per arrivare all’individuazione dei tre presunti aggressori che avrebbero fatto un errore fatale, ovvero tornare sul luogo del pestaggio per cercare di ritrovare la pistola che però era già nelle mani dei carabinieri di Colico. Il loro ritorno con la stessa Audi usata per la fuga ha permesso di recuperare il numero della targa. Dopo questo primo indizio determinante i militari hanno anche ascoltato molti testimoni. Le loro parole hanno consentito di ricostruire i movimenti dei tre pregiudicati e anche il fatto che al momento dell’aggressione fossero, forse, ubriachi. Nell’indagine non sono invece state di alcuna utilità le immagini delle telecamere di videosorveglianza piazzate in zona. Nello specifico quella del bancomat dove si stava dirigendo il colichese per un prelievo non inquadrava l’angolo in cui è avvenuto il grave pestaggio, mentre quelle comunali sono vecchie e la tecnologia non consente di utilizzare i fotogrammi.
«In tutte le fasi dell’indagine – ha sottolineato il maggiore Gaetano La Rocca – sono state fondamentali le testimonianze della persona aggredita e quelle dei cittadini che avevano qualche tipo di informazione, ogni colichese interpellato ha offerto la massima collaborazione». Ora si attendono gli esiti degli esami sull’arma che Fabio Castagna portava con sé e con cui avrebbe minacciato il colichese: una Smith and Wesson calibro 32 con matricola abrasa. Dalle verifiche tecniche dei Ris di Parma potrebbero emergere particolari importanti per comprendere se l’arma sia stata in precedenza utilizzata per commettere altri reati e per capire come il presunto autore dell’aggressione ne sia entrato in possesso.