REDAZIONE LECCO

Atr 42, 35 anni fa la tragedia aerea sul Lario

Nell’impatto sulla montagna persero la vita 34 passeggeri e 3 membri dell’equipaggio

Era l’ora di cena e un boato scosse i paesi del Triangolo lariano in una serata tempestosa il 15 ottobre del 1987. Era il fragore dell’Atr 42 decollato alle 19.13 dall’aeroporto di Linate che si era appena schiantato come una palla di fuoco sui pendii che da Conca di Crezzo si tuffano verso il ramo orientale del lago di Como. Sono trascorsi 35 anni da quella sera, quando sullo schermo radar la traccia verde del piccolo turboelica dell’Ati, con la sigla Az 460, con a bordo scomparve nei cieli cinquanta chilometri a Nord di Milano 34 passeggeri e tre membri dell’equipaggio, si persero le tracce. Furono condizioni eccezionali e il ghiaccio, che imprigionò le ali a provocare la tragedia dell’Atr 42 . 37 persone: cinque passeggeri italiani, 29 tedeschi e tre membri dell’equipaggio persero la vita. Quello che si trovarono davanti i primi soccorritori che solo a notte fonda riuscirono a raggiungere il luogo esatto dell’impatto fu sconvolgente. "Al mattino partimmo con quattro o cinque elicotteri dell’Aeronautica da Lecco - ricordava Gian Attilio Beltrami, scomparso in un incidente in montagna nel 2017 e allora coordinatore delle operazioni di soccorso - Volammo in squadriglia. Avevamo disposto parecchie barelle. Pensavamo ci fosse la necessità di soccorrere qualcuno. Quando ci avvicinammo c’era buona visibilità. Pensavamo di vedere l’aereo o almeno alcune parti. Ma quando arrivammo sopra l’area dell’impatto ai nostri occhi appariva solo una grande discarica. Non sembrava un aereo. Sbarcammo e fui il primo a scendere. Impiegai molto a capire. Psicologicamente mi aspettavo di trovare delle persone decedute. Ma non c’era niente. Solo rottami. Con lo sguardo cercammo ancora fra i pezzi di lamiere. C’era tutto tranne delle persone. Poi l’occhio si abituò e allora capii: non era rimasto più niente di significativo se non brandelli fra i rottami". Federico Magni