Elezioni regionali, lombardi lontani dalle urne: crolla l'affluenza, ecco i numeri

Cifre dimezzate rispetto all’election day del 2018: si fa largo lo spettro astensionismo. Media ferma al 31,8%. Milano in linea, Valtellina e Mantova fanalino di coda al 27%

Nessuna coda ai seggi

Nessuna coda ai seggi

Milano - La grande paura sembra sempre più vicina a farsi realtà: le elezioni Regionali del 2023 rischiano di distinguersi per la bassa affluenza ai seggi. Anche in Lombardia, senza alcuna significativa eccezione tra questa e quella provincia. Per il verdetto definitivo occorrerà attendere il pomeriggio di oggi: le urne, infatti, riapriranno alle 7 e chiuderanno definitivamente solo alle 15.

I numeri

Ma alle 23 di ieri, alla chiusura dei seggi, il dato relativo alla partecipazione al voto era davvero poco confortante: alle urne nemmeno un lombado su tre, per l’esattezza il 31,8% degli aventi diritto. Alle Regionali del 2018 l’affluenza, alla stessa ora, era stata del 73,1%: ben oltre il doppio. Vale però la pena sottolineare alcune differenze tra la consultazione in corso e la precedente: alle Regionali del 2018, come alle ultime Politiche, si è votato in un giorno solo, stavolta il Governo, d’accordo con le Regioni, ha optato per la due giorni di urne proprio con l’ambizione di contenere l’astensionismo. Nel 2018, poi, fu election day: si votò sia per la Regione sia per il Governo nazionale. Fattori che differenziano i contesti, come detto. 

Migliori e peggiori

Premesso e sottolineato questo, le province lombarde nelle quali si è votato di più sono state quella di Bergamo e Brescia: qui alle 23 l’affluenza è stata rispettivamente del 34% e del 34,2%. A Monza al voto quasi un elettore ogni tre, con un dato del 32,8%. Le peggiori sono state quelle di Mantova (27,4%), Sondrio (27,3%) e poco sopra Varese, con una presenza ai seggi del 29,3% degli aventi diritto, Como, sempre al 29,3%, e Pavia, con quasi la stessa percentuale: 29,0%. Il dato di Milano è praticamente in linea con la media regionale, con una partecipazione del 32%: più che dimezzato rispetto alle elezioni Regionali del 2018, quando, alle 23, l’affluenza si attestò al 72%. A Lecco hanno votato il 34,0%, a Cremona il 32,8% e a Lodi il 31,7%.

I candidati

In corsa per la presidenza sono, come noto, Attilio Fontana, governatore uscente ricandidato da tutto il centrodestra, Pierfrancesco Majorino, candidato del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle, Letizia Moratti, appoggiata da una sua lista civica e col sostegno del Terzo Polo, e infine Mara Ghidorzi di Unione Popolare.

Allarmi inascoltati

Tutti hanno votato già ieri mattina: Majorino e Moratti a Milano, Ghidorzi a Corsico, nell’hinterland milanese, e Fontana nella sua Varese. Era stato proprio il presidente uscente, nei giorni scorsi, a lanciare l’allarme astensionismo e a chiedere una maggiore comunicazione istituzionale sulle Regionali. Concetti ripresi ieri da Licia Ronzulli, senatrice e coordinatrice lombarda di Forza Italia, direttamente dal seggio milanese in cui è andata a votare: "Temevamo l’astensionismo perché si è parlato poco di elezioni, nonostante andassero al voto due Regioni importanti come Lombardia e Lazio. C’è stata poca comunicazione istituzionale e durante la campagna ho incontrato tante persone che non sapevano si votasse. Mi auguro che ogni cittadino venga ad esercitare il proprio diritto e dovere di voto".

Le provocazioni

Prima di lei era stato Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, a lanciare il monito: "Chi non va a votare non è un buon italiano". Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura, in corsa sia per il Consiglio regionale lombardo sia per quello laziale, punta il dito contro i politici: "Io sono l’unico componente del Governo che si è messo in gioco. A qualcuno viene in mente un nome forte, un personaggio dello spettacolo che ha deciso di presentarsi?".