Editoriale

Come d’autunno sui treni i pendolari

Ogni mattina un pendolare si sveglia e prega che Trenord lo risparmi. Dai ritardi, dalle cancellazioni, dalla lotta per l’ultimo posto a sedere, dal climatizzatore troppo caldo o troppo freddo, dallo sporco, dagli scioperi e dall’ormai familiare e quotidiana angoscia motivata dal non sapere quando, esattamente, arriverà a destinazione. Una preghiera destinata a diventare un mantra, dato che la Regione Lombardia vuole rinnovare a Trenord il contratto di gestione del trasporto ferroviario lombardo per i prossimi dieci anni. Le opposizioni sono insorte definendo la decisione “uno schiaffo per tutti i cittadini”, ma la Giunta promette di diminuire i disservizi, aumentare le tratte e allargare il bacino di passeggeri. Per farlo, ci investirà più di 540 milioni di euro. La speranza dei pendolari, oggi, si scontra col fatto che mediamente il 15-35 per cento delle linee non rispetta gli standard minimi di affidabilità. Ma la Regione sa che la speranza è l’ultima a morire. Se il treno va, lascialo andare.