IVAN ALBARELLI
Editoriale e Commento

Un Gin Tonic sbagliato

Dopo la stagione degli scioglipancia assieme alla madre Wanna Marchi Stefania Nobile è finita di nuovo nei guai

Chissà se c'era un vasetto di scioglipancia in omaggio nel pacchetto coca, escort e champagne, che secondo le accuse della Guardia di Finanza veniva offerto alla pregiata clientela della Gintoneria di Milano di Stefania Nobile e del suo compagno d'affari. Non contenta di avere collezionato una condanna per bancarotta e truffa, la figlia di Wanna Marchi è finita di nuovo nei guai. Insomma, il lupo perde la pancetta, grazie alle miracolose creme, ma non il vizio. Si fosse fermata alla stagione delle alghe cancella adipe, si sarebbe bene o male ritagliata un paragrafetto nella storia del trash all'italiana: ci saremmo forse dimenticati della sua condanna a 9 anni e 4 mesi di carcere e avremmo conservato nella memoria i video di lei e della madre, che negli anni Ottanta e Novanta insultavano le persone facendo del pesantissimo body shaming con urla sguaiate, risate e grasso accento emiliano su quanto facesse schifo essere brutti, obesi o panciuti.

La rappresentazione, più tragica che comica, di un'Italia televisiva ma reale dell'epoca - i clienti che compravano le creme c'erano eccome - un po' come lo era in quegli anni un altro personaggio da avanspettacolo, la mitica cartomante milanese Nascia Prandi che vaticinava tumori, separazioni e altre disgrazie a chi le telefonava in diretta su Antenna 3. Le avrebbero studiate Wanna e Stefania, assieme al leggendario sensitivo brasiliano Do Nascimiento e al suo rito del sale, in qualche corso universitario, per comprendere come fosse stato possibile che due imbonitrici, versione bolognese di Totò che vende la fontana di Trevi, avessero potuto beffare migliaia d'italiani per quasi un decennio prima di finire nelle maglie della giustizia. Ma in effetti saper capire quando è necessario fermarsi e sparire dai radar è un'arte, come quella del raggiro, e né la prima né la seconda Stefania Nobile sembra averle mai sapute maneggiare.