E ora salviamo l’ambiente dagli slogan

In un clima di allerta che rasenta la psicosi per l’allarme coronavirus, le mascherine che coprono naso a bocca dei passanti hanno fatto ritorno sulle strade

Milano, 2 febbraio 2020 - In un clima di allerta che rasenta la psicosi per l’allarme coronavirus, le mascherine che coprono naso a bocca dei passanti hanno fatto ritorno sulle strade. E anche se a impaurire di più adesso non è più lo smog, Milano si ferma oggi - per la prima volta dopo anni - vietando il traffico di tutte le auto. La domenica a piedi è stata decisa dal Comune per fronteggiare l’impennata delle polveri sottili nell’aria. L’inquinamento, nella metropoli e in tutte le grandi città, continua a essere un grosso problema. Che la politica ha affrontato e continua ad affrontare solo in un’ottica emergenziale, quando lo smog supera la soglia critica. E anche le soluzioni sono le stesse da almeno vent’anni.

Il tema non riguarda soltanto Milano. La classe dirigente del nostro Paese ha sempre badato all’immediato tornaconto elettorale, adottando i classici palliativi che riducono temporaneamente il problema inquinamento senza affrontarne alla radice le cause. Non a caso non sono mai state varate politiche pluriennali per incidere in modo significativo sulle emissioni inquinanti, ad esempio su quelle delle caldaie degli impianti di riscaldamento dei condomini. Adesso va tanto di moda lo stile green, ma evidentemente con gli slogan a effetto non si risolvono problemi così radicati. Una diversa attenzione ai temi dell’ambiente è oggi un dovere per ciascuno di noi. La sfida è soprattutto culturale e passa attraverso un’educazione delle nuove generazioni a un maggior rispetto della natura e dell’ecosistema. Tanto c’è da fare anche su questo fronte. A poco servono battaglie di principio dal sapore sterilmente ideologico, come quella sulla plastic tax, che avrebbe finito soltanto per distruggere l’industria del packaging. Il vero traguardo è quello di incentivare il risparmio energetico per una produzione più ecosostenibile. Ma che seguito hanno avuto i proclami entusiastici degli ultimi governi in tema di diffusione delle auto elettriche e di riconversione delle fonti energetiche? E quando l’attuale esecutivo, finora paralizzato da laceranti divisioni interne e concentrato fino a una settimana fa sulle elezioni regionali in Emilia Romagna, troverà il coraggio di affrontare l’emergenza ambiente in modo più fattivo e meno propagandistico che nei mesi successivi alla crisi di agosto? In attesa di sviluppi, non ci resta che andare a piedi.