
Il direttore del Giorno, Sandro Neri
Con gli esami di riparazione la scuola riapre i battenti. E lo fa con gli alunni in presenza. Un primo test in vista dell’imminente avvio del nuovo anno scolastico. Il primo, stando alle intenzioni e alle indicazioni ministeriali, senza il ricorso alla didattica a distanza che ha contraddistinto gli ultimi due. Come commenta qualche insegnante, non sarà un anno facile. Almeno a giudicare dai problemi della vigilia. Le polemiche e l’alta concentrazione di insegnanti, dirigenti scolastici e funzionari ministeriali sul tema delle verifiche dei green pass hanno relegato in secondo piano i nodi e i problemi cronici. Ma il tempo della prima campanella è vicino e, green pass a parte, le criticità sono le stesse di un anno fa.
Rimandarne la soluzione non è stato utile. Tantomeno lo sarà scaricare sulle singole scuole l’onere di provvedere all’intero pacchetto di misure: orari, scaglionamenti, attività dei referenti-Covid, areazione dei locali. E, ultima novità, la riesumazione della figura del mobility manager, introdotta nel 2016 da una norma finora rimasta lettera morta. Il nodo principale, sul fronte organizzativo, resta quello degli spazi. Spesso incompatibili, visto il numero di alunni, con la regola del distanziamento obbligatorio. Come impraticabile sarà, con l’arrivo dell’inverno, la scelta di tenere le finestre delle aule aperte, come pure paventato ai presidi alle prese con le cosiddette classi pollaio. Come ogni anno, inoltre, mancano insegnanti. Anche e soprattutto quelli di sostegno. E al problema di coprire le cattedre si aggiunge quello della sostituzione dei professori no vax. E, ancora, i trasporti. Non ci sono, come auspicato, mezzi dedicati agli studenti. Domani a Milano un tavolo tecnico in Prefettura dovrebbe trovare la quadra. Ma in altre città si parte da zero. Infine il problema maggiore: il clima emergenziale impedisce di ripensare contenuti e programmi didattici. Anche solo nella misura richiesta dopo due anni di Dad, che ha consentito alla scuola di non fermarsi durante la pandemia, ma ha creato carenze nell’apprendimento e disagi psico-sociali non da poco. A che punto sono oggi i ragazzi? Che ruolo può avere la tecnologia nell’istruzione? Cosa si può recuperare dell’esperienza sperimentata durante la pandemia per modernizzare la didattica e i temi? Pensare di ripartire come se nulla sia successo dal febbraio 2020 a oggi è follia. Ma per provare a cambiare si è già in ritardo. Come ogni anno, del resto.