Editoriale

Anpi e CasaPound unite dalla Cassazione

"Il fascismo non è un'opinione, è un crimine”, sentenziò Giacomo Matteotti di cui quest'anno ricorre il centenario della morte per mano fascista. Cent’anni più tardi la Corte di Cassazione, la massima autorità giuridica dell’Italia democratica, corregge il tiro sostenendo di fatto che è sì un crimine, ma anche un’opinione. Lo fa attraverso una sentenza che, non a caso, fa esultare sia l’Anpi sia CasaPound. L’apologia di fascismo è reato, come da legge Scelba, ma simbologie e rituali che richiamano esplicitamente al Ventennio, come il saluto romano e il “presente”, lo diventano solamente se concorre un effettivo pericolo di ricostituzione del partito fascista, vietato dalla nostra Costituzione. Pericolo tutto da dimostrare caso per caso. La sentenza, come dimostra la strana convergenza di reazioni, si presta a interpretazioni, e d’altra parte forze politiche espressamente fasciste esistono dal 1946, anche se non si chiamano Pnf. Questa vicenda ripropone quindi un tema tanto attuale quanto sottovalutato: ferme restando l’utilità e la necessità di strumenti giuridici, l’antifascismo è innanzitutto una battaglia culturale. Che da anni perde colpi e terreno.