SANDRO NERI
Editoriale e Commento

Annunci e sondaggi

Non c’è dubbio: la politica è ormai letteralmente condizionata da annunci e sondaggi.

Milano, 25 novembre 2018 - Non c’è dubbio: la politica è ormai letteralmente condizionata da annunci e sondaggi. Poche ore fa l’ultimo sondaggio diffuso a proposito delle intenzioni di voto degli italiani attribuiva alla Lega oltre il 36 per cento delle preferenze e ai Cinquestelle, in ulteriore calo, circa il 28. In flessione anche Pd e Forza Italia, al momento incapaci di rappresentare un’alternativa e una visione programmatica. I sondaggi interagiscono peraltro con gli annunci roboanti fatti negli ultimi mesi dai due partiti di governo a proposito delle misure da inserire nella manovra finanziaria. Di queste misure non si conoscono ancora i dettagli e le cifre, ma è bastato manifestare l’intenzione di vararle per far reagire in modo scomposto i commissari europei e i mercati. Ed è di ieri la polemica sul numero di tessere (cinque o sei milioni) che il vicepremier Luigi Di Maio starebbe per far stampare ai fini dell’erogazione del reddito di cittadinanza. Anche se non si sa ancora chi avrà diritto di percepirlo.

Dunque annunci e sondaggi determinano lo stato di salute della nostra economia, il livello del debito pubblico italiano, il numero di disoccupati e altri indicatori decisivi per la crescita della nazione. Gli attuali governanti gialloverdi da una parte dimostrano di aver ben compreso questo meccanismo, visto che i sondaggi sembrano premiarli (in verità più la Lega che i Cinquestelle); dall’altra, dimostrano di sottovalutare i rischi per la stabilità nazionale generati da ripetuti annunci e reiterate minacce all’indirizzo di Juncker e soci. Sembra quasi che Matteo Salvini e Luigi Di Maio abbiano comunque un Piano B o una soluzione di riserva qualora la situazione precipitasse.

La Lega naviga col vento in poppa e può permettersi anche un immediato passaggio elettorale, con la consapevolezza di poter portare a Roma un numero di parlamentari maggiore di quelli che ha ora. Luigi Di Maio non ha invece questa certezza. Anzi, dovrebbe fare i conti - anche in prima persona - con il vincolo dei due mandati che gli impedirebbe di ricandidarsi. Questo divieto riguarderebbe anche molti ministri dell’attuale esecutivo. Quello che invece rassicura allo stesso modo sia i pentastellati che i leghisti è la prolungata agonia dei possibili avversari. Attualmente - stando alle previsioni di voto - Forza Italia e Pd anche insieme non supererebbero il 25 per cento: una percentuale davvero irrisoria che non potrebbe minimamente impensierire i due attuali alleati di governo. Più che mai, quindi, il pallino è nelle mani di mercati e vertici Ue, unici veri nemici dell’esecutivo Conte e degli attuali equilibri politici italiani. sandro.neri@ilgiorno.net