Usato, i lombardi comprano di seconda mano e strappano il primato al Sud: “Caduti i pregiudizi”

Nel 2022 il fatturato del settore è salito a 4,2 miliardi. La psicologa dei consumi della Cattolica: “La popolazione è più povera, ma contano anche i cambiamenti culturali”

Un mercatino di abiti usati (foto d'archivio)
Un mercatino di abiti usati (foto d'archivio)

Quattro miliardi e 200 milioni. Nell’anno record dell’usato – con un giro d’affari che in Italia ha raggiunto i 25 miliardi (1,3% del Pil nazionale) – la Lombardia è diventata la prima regione per volumi realizzati dalla “second hand economy”, le compravendite di beni di seconda mano. Secondo la nona edizione dell’Osservatorio Second Hand Economy 2022, condotto da BVA Doxa per Subito, il portale leader negli acquisti e nelle vendite online, il “fatturato“ lombardo della cosiddetta economia circolare è migliorato di quasi un miliardo rispetto al 2021 (3,2 miliardi).

Segue la Campania con 3,1 miliardi, terza il Lazio (2,7). Dei 4,2 miliardi generati nella regione più industrializzata, quasi la metà (2,4 miliardi) arriva dai canali online; 1,9 da negozi o spazi “fisici“, in crescita nonostante il forte traino di internet. I “veicoli“ sono la prima categoria per valore generato (10,6 miliardi a livello nazionale), seguita dal settore “casa e persona“ (6,7 miliardi, uno in più del 2021). In terza posizione l’“elettronica“ (4,5 miliardi) in quarta “sport e hobby“ (3,4 miliardi), stabili rispetto al 2021. La Lombardia è anche la terza regione dove si guadagna di più (970 euro) grazie alla vendita dell’usato rispetto alla media nazionale (954).

Guendalina Graffigna , professore ordinario di psicologia dei consumi all’Università Cattolica del Sacro Cuore: è ancora il risparmio il primo motivo che spinge a scegliere l’usato?

"L’attenzione al prezzo è la prima condizione perché la popolazione si è impoverita: le famiglie con bambini piccoli, i Millennials (i nati tra gli anni ’80 e i primi anni ’90) e i cosiddetti GenZ (nati tra il 1997 e il 2012) hanno perso il mito del posto fisso e conosciuto la flessibilità del lavoro. Le generazioni più giovani non solo si sono impoverite ma hanno perso la sicurezza nella gestione dei risparmi che avevano i loro genitori, sperimentando soluzioni diverse: la crescita dell’usato si inserisce in questa dinamica"

Quali altri fattori incidono?

"La crescita della vendita dell’usato fotografa un cambiamento culturale che incide nei comportamenti: dopo aver utilizzato un oggetto lo si vende più facilmente perché il legame di appartenenza non è più così radicato. Ci siamo abituati allo “sharing“, alla condivisione non solo delle auto a noleggio. E parallelamente è cresciuta l’attenzione alla sostenibilità ambientale".

Come si può analizzare il primato lombardo, tradizionalmente la regione più ricca?

"La popolazione lombarda è più aperta alle novità dei mercati. Non dimentichiamo che negli Stati Uniti e nel Nord Europa l’usato rappresenta una tendenza consolidata e la Lombardia è la regione dove ci sono più occasioni per entrare in relazione con i trend internazionali. C’è poi un altro aspetto: qui la vita costa di più e l’usato per il 50% dei consumatori rappresenta ancora una scelta dettata dal risparmio".

Quale target si avvicina di più a questo mercato?

"Sicuramente le famiglie con bambini piccoli e i giovani. Ma non è un segmento solo per chi deve stare più attento alla spesa: l’usato è diventato “trendy“, è caduta quell’etichetta che per anni lo aveva associato alla povertà. La crescita delle frequenza di acquisti significa che si sta consolidando come abitudine".

La crescita dell’online rappresenta un traino, ma nell’ultimo anno anche i canali offline sono aumentati.

"L’online cresce perché il primo target sono i giovani, che acquistano su internet. La crescita di negozi che hanno introdotto spazi per l’usato è la dimostrazione della diversificazione dei target: il commercio fisico è andato nella direzione di una fascia di persone che ha necessità di vedere quello che acquista".

Quali beni sono entrati con decisione nell’economia circolare e quali faticano?

"L’abbigliamento è la grande novità. Soprattutto gli abiti di marca. Un tempo il vestito era considerato un bene personale. Fatica la tecnologia perché è l’innovazione per antonomasia. Un concetto che sembra scontrarsi con quello di usato. Ma l’aumento della domanda e la crescita di piattaforme per gli acquisti può ridurre il gap temporale e consentire ai consumatori di trovare modelli più recenti".