Superbonus disastro economico. Lo Stato riduca il suo intervento o farà altri danni.

Creare un mercato artificiale per sostenere (alcune) imprese può sembrare una buona idea, ma, spesso, non lo è. Come nel caso dei bonus edilizi.

Il costo dei bonus fiscali lo pagano, spesso, i cittadini

Il costo dei bonus fiscali lo pagano, spesso, i cittadini

Il caos, le truffe e la spesa per lo Stato associati al SuperBonus 110% non sono una sorpresa per chi ha minimi rudimenti di economia, e dimostrano, ancora una volta, quanto la politica possa danneggiare un Paese o un intero sistema economico, a volte con buone intenzioni, altre con l’unica intenzione di favorire una categoria elettorale. I bonus nel campo dell’edilizia erano nati con l’intenzione di stimolare la domanda di servizi di costruzione, ristrutturazione e messa in sicurezza degli edifici italiani, anche su spinta delle associazioni di categoria, che lamentavano un crollo del settore. Le industrie, però, crescono e vanno in crisi a seconda di trend economici, demografici e di consumo, e come dimostra ampiamente anche il caso del superbonus, invertire queste tendenze in modo artificiale non è sempre una buona idea. O almeno, non sul lungo periodo. Il concetto di bonus è associato ad un credito fiscale o in alternativa, un voucher, di cui benefica il consumatore in relazione ad alcuni requisiti. Il concetto di voucher (ancora più che di bonus) fu teorizzato dal Premio Nobel Milton Friedman, in relazione all’acquisto e all’erogazione di servizi con esternalità positive, come l’educazione e la salute. L’idea era quella di non sovvenzionare i distributori ed erogatori di questi servizi (finanziandoli con soldi pubblici), ma, al contrario spostare i fondi verso i consumatori, in modo da sovvenzionare l’acquisto di un servizio (utile) mettendo al tempo stesso in concorrenza gli erogatori. Bonus, voucher e sgravi fiscali hanno la caratteristica di aumentare artificialmente la capacità di acquisto dei consumatori, e di conseguenza la domanda di beni o servizi. Quando la domanda di beni e servizi aumenta, aumentano, generalmente, anche i prezzi, soprattutto se non aumenta l’offerta, come nel caso di settori ad alta barriera di ingresso, come l’edilizia.  E così è stato per i bonus edilizi in Italia. I prezzi nel settore sono saliti, dal 25 al 100%, per un mix di fattori: il boom di domanda, l’inflazione post- Covid, e la scarsità di materiali. Con la cessione del credito e gli sconti in fattura, si è creato un mercato di “vendita” dei crediti. Molti istituti finanziari nel 2022 hanno interrotto i programmi di acquisto del credito. Troppe richieste e troppi rischi di esposizione finanziaria.

Una situazione, che, in parte, poteva richiamare la cartolarizzazione dei debiti dei mutui che portarono alla crisi del 2008. Si tratta di dimensioni economiche diverse, ma il metodo è il medesimo: acquisto ciò che non potrei permettermi, grazie ad un prestito (o un prestito fiscale) e questo costo, però, lo paga qualcun altro (nel caso dei mutui subprime, le banche, con le loro perdite, nel caso dei SuperBonus, lo Stato, con i crediti fiscali che producono costi per lo Stato).

Si è creato quasi immediatamente, in meno di un anno una dinamica in cui sono stati avviati dei lavori, ma con l’incertezza relativa alla possibilità di poter usufruire delle cessioni del credito e degli sconti in fattura, creando caos e confusione. Ora, il Governo Meloni ha deciso di bloccare la cessione dei crediti d’imposta, lasciando solo la possibilità di vedersi restituire i soldi degli interventi edilizi sotto forma di detrazione d’imposta, ossia con uno sconto sulle tasse da versare spalmato su più anni. In realtà, nei fatti, questo accadeva già da tempo, e in molti casi. Si parla anche di un possibile intervento di CDP, nell’acquisto dei crediti cartolarizzati. Che sia CDP o lo Stato direttamente a occuparsi dei crediti, questo scenario non è roseo.

Abbiamo immesso liquidità artificiale in un contesto ad alto rischio di inflazione, in un Paese con trend demografico ed economico in discesa libera, dove il settore immobiliare - a parte in rari casi - è probabilmente destinato a diminuire ulteriormente di valore. Lo Stato e le aziende dovranno rassegnarsi: il mercato crea vincitori e vinti. Lo Stato non dovrebbe decidere chi ricoprirà questi ruoli, ma, piuttosto dovrebbe accompagnare i “vinti” a riconvertire le industrie, sostenendo i lavoratori in nuovi possibili percorsi, senza creare mercati artificiali di cui, il costo, alla fine, viene pagato dai cittadini.