LUCA BALZAROTTI
Economia

Scontrini più cari del 5,5% in Lombardia: quali sono le città dove si spende di più in bar e ristoranti

L’analisi dell’Unione nazionale dei consumatori sulla base dei dati diffusi dall’Istat

Scontrini in aumento del 5,5% in Lombardia fra bar e ristoranti

Milano – Il rincaro è servito. In Lombardia ristoranti, pizzerie, pasticcerie, gastronomie, bar e gelaterie battono conti più salati del 5,5% rispetto a un anno fa. A Milano e Lecco l’aumento supera non solo la media regionale ma anche quella nazionale (+6%). Lo rivelano i dati diffusi dall’Istat relativi all’inflazione mensile di luglio e annuale e rielaborati dall’Unione nazionale dei consumatori per stilare la graduatoria dei rincari e il loro impatto sui bilanci delle famiglie.

I servizi di ristorazione hanno ritoccato i listini dei prezzi del 6,2% a Milano e del 6,1% a Lecco, le due città lombarde finite nella top 30 nazionale stilata dall’associazione che difende i diritti dei consumatori. Varese (+5,7%) e Como (+5,6%) superano il dato regionale, mentre attorno al 5% si trovano Mantova, Lodi, Brescia, Bergamo e Pavia. Tra le prime dieci province lombarde monitorate la più economica è Cremona (+2,9%).

I rincari applicati dalla ristorazione riflettono fedelmente la curva generale dei prezzi, che in Lombardia sono cresciuti del 5,8% rispetto al luglio 2022. Tuttavia non mancano le differenze. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istat, infatti, Varese (+6,5%) è la provincia dove l’aumento dei prezzi si è sentito di più in termini assoluti: qui una famiglia fa i conti con un esborso medio più caro di 1.714 euro rispetto alla scorsa estate, secondo in Italia solo a Genova. Le altre due province da bollino rosso sono Milano (6,3%) e Lodi (6,5%): tra capoluogo e provincia la spesa per famiglia è cresciuta di 1.710 euro, nel Lodigiano di 1.650. A Cremona l’inflazione annua di luglio è stata del 4,9%, ma gli aumenti applicati ai consumatori dai servizi di ristorazioni si sono fermati al 2,9%. Simile anche il caso pavese dove a fronte di un’inflazione annuale del 5,5% la ristorazione è riuscita a limitare gli aumenti al 4,8%.

Anche a luglio i beni alimentari si sono confermati la voce che incide maggiormente sull’incremento del costo della vita: +12,1% a Lodi (il dato tendenziale più elevato in Lombardia), aumenti in doppia cifra anche a Varese, Pavia, Cremona, Mantova, Lecco. Nella classifica dei primi 30 prodotti più cari, la maggior parte dei posti è occupata da materie prime fondamentali per i servizi di ristorazione. In testa si trova lo zucchero: +47,3% rispetto al luglio 2022. Precede l’olio di oliva, il cui costo è salito in un anno del 30,6%. Costano di più anche le verdure - patate (+26,9%), pomodori (+25%), finocchi, carote, cipolle, aglio, asparagi, carciofi (+23%) - e la frutta: arance (+24,3%), uva, fragole e frutti di bosco (+21,3%), albicocche, ciliegie, susine (+20,8%), meloni, angurie e frutta esotiche (+18,8%).

Tra le voci che più incidono sui bilanci delle attività legate alla ristorazione ci sono i rincari di latte conservato (+18,6%), riso (+26,7%), birre (+17,8%), bevande gasate (+18,8%), gelati (+16,2%) e macchine per il caffè o bollitori (+15,9%). A queste si aggiungono le spese energetiche: a luglio il gas del mercato libero è cresciuto del 28,3%, a fronte invece di un crollo del prezzo del gas del mercato tutelato del 34,6%.