"RINNOVABILI PER GLI UTILIZZI IN AGRICOLTURA DALLA FILIERA DELLE CARNI"

È POSSIBILE oggi, in tempi di green economy e sostenibilità ambientale, inserire anche l’allevamento bovino in questo trend? La risposta è affermativa, e arriva direttamente da chi di questo tema se ne intende: Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Inalca, una delle società leader a livello europeo nella produzione e lavorazione delle carni bovine. Che ne approfitta anche per sfatare alcuni "falsi miti".

Dottor Scordamaglia, qual è l’approccio di Inalca al tema dell’impatto ambientale?

"Il modello che adottiamo è unico e basato su una piena integrazione e sostenibilità della filiera. Inalca rappresenta oltre 25.000 allevatori italiani che ogni giorno si prendono cura dei loro bovini nel rispetto dei massimi standard di benessere animale e di rispetto dell’ambiente. Non solo concetti, ma numeri oggettivi di cui siamo fieri e che sono ben riassunti nel nostro bilancio sociale, che parla del 100% di energia autoprodotta – di cui il 50% da fonti rinnovabili – della riduzione di emissioni di CO2 per 63.870 tonellateanno, equivalente di 91.000 voli Roma–New York di una persona, del 99% dei rifiuti avviati a recupero e di oltre 95.000 metri cubi di acqua depurata e riciclata. Per fare un confronto più comprensibile, questo ultimo dato corrisponde a una fila di 12.000 autobotti dei Vigili del fuoco".

Gli allevamenti sono davvero così impattanti a livello ambientale?

"Secondo i dati della Fao, la zootecnia nel suo complesso incide per il 14,5% sul totale delle emissioni di gas ad effetto serra. In Europa, però, tutto il settore agricolo è responsabile del 10,3% delle emissioni di gas a effetto serra e gli impatti del sistema zootecnico sono del 7,2%, quindi già oggi la metà delle emissioni mondiali. Il caso italiano è ancora più efficiente: l’Ispra ha evidenziato che l’impatto del settore agricolo sull’ambiente è pari al 7,1%, di cui il 4,6% imputabile al settore zootecnico. Il problema è che a volte si parla di allevamenti in maniera generica senza considerare la forte distintività, soprattutto in termini ambientali, che caratterizza l’allevamento bovino italiano. Innanzitutto bisogna ricordare che il bovino è un animale erbivoro, un ruminante il cui apparato digerente gli consente, a differenza degli altri animali da allevamento, di alimentarsi con prodotti esclusivamente vegetali. Anche con riferimento alle emissioni, pochi sanno che per produrre 1 kg di carne bovina in Italia la quantità di CO2 equivalente emessa è pari a meno di un quinto di quella emessa per produrre lo stesso chilo di carne in Asia ed in America. D’altronde, se pensiamo che alcune decine di anni fa la popolazione bovina italiana era oltre il doppio dell’attuale, è ovvio che ci sia stato un calo delle emissioni prodotte da tale fonte. Però le emissioni globali del nostro Paese sono invece aumentate, ed è facile quindi capire che non sono gli allevamenti, ma altri settori come il trasporto e l’energia. Inoltre, per secoli i bovini hanno completamente ricoperto il nostro Paese dal nord al sud evitando i dissesti idrogeologici e fertilizzando naturalmente il suolo. Con la loro netta riduzione ed il conseguente abbandono del territorio, da un lato assistiamo a crescenti disastri ambientali e dall’altro alla scomparsa del letame e all’impoverimento del suolo per un massiccio ricorso ai fertilizzanti chimici".

Economia circolare: come si può applicare alla produzione di carni bovine?

"La filiera bovina è il migliore degli esempi possibili di economia circolare. Non solo la carne, ma ogni parte del bovino viene utilizzata perché la sua filiera produttiva si intreccia con altre importanti filiere alimentari, come quella del latte e dei formaggi, e permette di produrre moltissimi prodotti: pellami per il mondo della moda, dell’arredamento e dell’automotive; prodotti biomedicali, petfood e mangimi, solo per citare i principali".

Può spiegare meglio?

"Oggi la grande sfida è quella di produrre dagli scarti delle filiere agro-zootecniche combustibili rinnovabili che possano sostituire, nel breve periodo, quello fossile per alimentare trasporti e macchine agricole".

Sfide future?

"Utilizzare una parte delle risorse del Recovery Plan assegnate al nostro Paese per un ulteriore passo di modernizzazione tecnologica, ambientale e di benessere animale della filiera bovina nazionale".