Come abbattere l'impatto della produzione di calce? Qualical punta sul bambù

Materia prima indispensabile, ma inquinante. Il ceo dell'azienda bergmasca: "Un modo efficace per riequilibrare l'inquinamento industriale"

Carlo Cella, Ceo della bergamasca Qualical e fondatore del Consorzio Lime

Carlo Cella, Ceo della bergamasca Qualical e fondatore del Consorzio Lime

Bergamo - Come attutire l’impatto ambientale della produzione di calce e cemento, elementi fondamentali in edilizia come in molti altri rami produttivi? Sollecitate da una sempre più severa disciplina europea, le aziende del settore cercano risposte e soluzioni d’eccellenza, e qualcuna afferma di averle trovate. È il caso di Qualical, fabbrica bergamasca attiva dal 1996 nella realizzazione di impianti per la produzione di calce e appartenente al Consorzio Lime, che riunisce altri protagonisti della filiera. Tutti sono accomunati dall’interesse a ridurre il peso della bolletta energetica ma anche del danno ambientale connaturato al prodotto. Gli esperti dicono che se le lavorazioni industriali in generale incidono complessivamente per il 20% nel rilascio di CO2, l’8% di quel quantitativo è derivato proprio dal settore della calce. Un problema che impone risposte impegnative.

L’azienda bergamasca (una decina di milioni di fatturato, 15 dipendenti, filiali in India e in Malesia) ha scelto la strada dell’implementazione di bambù e mangrovie in Italia e nei Paesi dove queste coltivazioni sono possibili. Spiega la strategia il Ceo e fondatore di Qualical, Carlo Cella, che ha anche dato vita al Consorzio Lime: "Le nostre industrie producono carbonato di calcio, materia indispensabile che provoca un notevole rilascio di CO2. I due terzi dei nostri problemi sono legati al proddotto finale, il restante all’energia impiegata nella sua produzione. Ma se anche riducessimo a zero questa voce, ad esempio con impianti a energia solare, rimarrebbe irrisolta la parte più rilevante".

L’Europa, ricorda Cella, ha dato alle industrie la possibilità di pagare per quanto inquinano (comprando quote ‘compensative’ del danno ambientale) o di sperimentare comportamenti più virtuosi. In Scandinavia molte aziende cercano soluzioni ‘a monte’ per ridurre i rilasci di CO2, che significa stoccarli e distribuirli in rete. "Ma si tratta di progetti a lungo o lunghissimo termine - afferma Cella - ma intanto ci serve una risposta green più immediata". Per questo nel Consorzio Lime è entrata l’azienda Forever Bambù, specializzata nel far nascere bambueti con una grande resa ambientale. "E per questo stiamo collaborando con l’indonesiana Planet Zero, che propone soluzioni analoghe con le piantagioni di mangrovie".

Un antidoto all’eccesso di CO2 è la creazione di boschi. "Tuttavia - ricorda il Ceo di Qualical - a noi sembra meno efficace. Giusto per dare un’idea, per riequilibrare l‘inquinamento industriale globale servirebbe in teoria un bosco grande quanto tutto il Nord Italia. Con il bambù, invece, basterebbe occupare la superficie della sola Val d’Aosta". D’altra parte la produzione di calce è indispensabile nei settori più disparati. "La calce è un elemento base nella produzione di acciaio, che in India e Cina ha proporzioni enormi - conclude Cella - ma è indispensabile anche negli impianti di depurazione dell’acqua. Oppure fa da base naturale per preparazioni farmaceutiche, dentifrici, carta". Impossibile sfuggirle, non resta che compensare.