Milano, 4 settembre 2018 - Nelle imprese metalmeccaniche della Lombardia si impennano i licenziamenti, che crescono del 118% da gennaio 2018. Lo evidenzia il 45esimo rapporto sulle situazioni di crisi dell'Osservatorio della Fim-Cisl Lombardia, relativo al primo semestre dell'anno, presentato questa mattina nella sede regionale Cisl di via Vida a Milano.
I numeri dicono dunque che nei primi sei mesi dell'anno la cassa integrazione ordinaria cala del 6,5% (passando da 6.847 lavoratori del semestre precedente agli attuali 6.402) e quella straordinaria del 39,21% (che passa da 1.961 a 1.190a ddetti), mentre le procedure di mobilità registrano un'impennata al 59%, con un conseguente aumento del 118% dei licenziamenti (che salgono dai precedenti 393 agli attuali 856). "Se consideriamo il calo degli interventi di cassa integrazione straordinaria (cigs) in riferimento alla ripresa decisa della mobilita', possiamo dedurre che alcune imprese abbiano finito il periodo di utilizzo degli ammortizzatori sociali conservativi e si trovano, quindi, nelle condizioni di dover procedere a riduzioni del personale", osserva il segretario della Fim Lombardia, Andrea Donega.
La procedura di mobilità si avvia, infatti, quando un'impresa, a causa di crisi, ristrutturazione o riorganizzazione, che l'ha portata a usufruire della Cigs, non riesce a reinserire tutto il personale. A livello territoriale, le province che hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali sopracitati nel primo semestre 2018 sono Milano (39,49%), Brianza (19,63%), Varese (7,62%) e Bergamo (7,03%). Seguono Brescia e Cremona con il 6% circa e poi gli altri territori con sospensioni minori. Il report dell'Osservatorio della Fim conferma, tuttavia, la contrazione delle imprese coinvolte da situazioni di crisi. Il dato, infatti, è pressoché stabile a 324 imprese, mentre si riduce dell'8,18% il numero dei lavoratori complessivamente coinvolti.