"Legnamé" introvabili nella Brianza leader del settore mobiliero

Indagine dell’Unione Artigiani sui mestieri in estinzione: un falegname specializzato può arrivare a prendere anche 3.500 euro, così come un tappezziere esperto o un restauratore e un cucitore

Nel settore serve un ricambio generazionale

Nel settore serve un ricambio generazionale

Monza - ​In Brianza anche il dottore vuole il figlio falegname. È una battuta, ma come ai tempi del ’68 il suo contrario era un segno dei cambiamenti sociali ed economici in atto, anche adesso ha i suoi riscontri nella realtà. Perché un falegname specializzato, un ebanista, un tappezziere esperto, un cucitore, un carteggiatore o un restauratore di mobili può arrivare a prendere uno stipendio di 3.500 euro al mese come dipendente, o può guadagnare anche di più come libero professionista, perché sono figure sempre più rari e introvabili dalle imprese brianzole del settore legno-arredo. Un artigiano del legno con esperienza e specializzazioni è una figura professionale contesa a suon di aumenti di stipendio dalle aziende del settore e proprio nella settimana più importante dell’anno, in cui con il Salone del Mobile a Milano si celebrano i migliori prodotti di questa filiera, il centro studi dell’Unione Artigiani di Monza, Brianza e Milano ha presentato un’indagine sui mestieri “introvabili“ e anche “in estinzione“ nel territorio brianzolo leader nella produzione di mobili.

Nella provincia di Monza e Brianza ci sono 590 imprese di artigiani attive nella lavorazione del legno e produzione di elementi per l’arredo, di queste 253 sono falegnamerie e mobilifici, 131 sono lucidatori e restauratori e 206 tappezzieri e artigiani dei divani. E tra queste l’età media dei titolari è sopra i 50 anni in 2 imprese su 3, e inoltre nel 90% dei casi sono uomini, mentre iniziano a a fare i mobilieri "brianzoli" anche gli stranieri, con 30 imprese artigiane del settore già guidate da non italiani di cui metà cinesi. Sono segnali di un settore che cambia e che ha bisogno di un ricambio generazionale, oltre che di proseguire competenze che solo l’esperienza del lavoro trasmette. Per questo nell’elenco degli "introvabili" ci sono i falegnami ebanisti, quindi quegli artigiani che sanno partire dalle misure, dalla scelta delle tavole di legno e arrivano alla realizzazione del prodotto finito e personalizzato: "Esistono i corsi – spiega l’Unione Artigiani – ma ogni impresa forma sul campo queste figure “in casa“ affiancandole ai maestri. Molto spesso sono i familiari dei titolari, inseriti in un percorso di passaggio generazionale (che non sempre riesce)".

Poi l’elenco prosegue con i tappezzieri e cucitrici, esperti degli imbottiti, di divani, cuscini, tende e "hanno già il posto fisso dal momento in cui si iscrivono al corso e sono contesi a colpi di aumenti di stipendio. Eppure ad oggi – segnala l’Unione Artigiani – al Cfp Terragni di Meda - cuore del distretto del mobile brianteo - al corso da tappezziere si sono iscritti direttamente dalla terza media solo 3 ragazzi". Poi sono richiesti gli esperti di produzione sostenibile nella scelta dei materiali e dei processi produttivi, quindi i restauratori di mobili, una nicchia di mercato quest’ultima in gran parte in mano a dopo-lavoristi o pensionati. Poi si cercano carteggiatori che trattano il legno grezzo per farlo diventare un pezzo esclusivo e anche i montatori di mobili in grado di fare installazioni su misura nelle case.

Nell’elenco degli artigiani “in estinzione“ ci sono realtà rarissime, singolarità e mestieri quasi del tutto spariti. Come i decoratori e doratori dopo che "in Lombardia i corsi per decoratori sono stati cancellati dalle offerte dei Centri di formazione professionale. Resistono gli hobbisti e pochissimi operatori", segnala l’Unione Artigiani. Lo stesso vale per incannatori e impagliatori di sedie per cui resistono pochissimi laboratori, quindi gli intagliatori sostituiti da macchinari robotizzati e poi i laccatori e lucidatori che realizzano pezzi unici di mobili in legno verniciati a mano.