Sorpresa in Lombardia, il lavoro si fa stabile: la ripresa con il posto fisso

A Varese e Monza il record

Le politiche attive riducono l’incidenza dei lavori precari rispetto al resto del Paese

Le politiche attive riducono l’incidenza dei lavori precari rispetto al resto del Paese

Milano, 29 giugno 2018 - La Lombardia archivia la crisi e sorpassa i livelli di occupazione del 2008. Ma lo fa - e qui sta la sorpresa - con occupazione stabile, tradizionale. La “gigeconomy”, fatta di lavoretti e di app, cresce ma non stravolge la faccia del manifatturiero lombardo e la sua vocazione (media) a lavori di qualità. A fotografare una situazione positiva è l’associazione dei Consulenti del Lavoro, che a Milano ha presentato i dati del suo osservatorio statistico. E i numeri volgono al sereno. La Lombardia è infatti la prima regione italiana per tasso di occupazione storico, fra i 15 e i 64 anni. La punta è del 67,3% di occupati, quasi un punto e mezzo in più rispetto al 2008, l’anno in cui cominciò la grande recessione. Il resto d’Italia migliora, ma ancora sconta un ritardo rispetto a dieci anni fa: l’occupazione è ancora sotto dello 0,6% rispetto al 2008.

Il lato positivo non sta solo nel confronto fra Lombardia e altre regioni. Sta soprattutto nella qualità del lavoro. La crescita del numero di occupati, infatti, risiede non nell’espansione del precariato, con stipendi inferiori alla media e scarse tutele contrattuali, ma nella qualità degli impieghi. Sia il tasso di occupati standard (che comprendono i dipendenti assunti con un contratto a tempo indeterminato, fra cui i part-time volontari) sia gli stipendi medi dei dipendenti vedono le province lombarde nei primi posti delle classifiche costruite sulla base dei dati 2017. Il tasso più elevato di occupati standard, anche rispetto a tutte le altre province italiane, è Varese (il 73%). Seguita da Monza e Brianza (72,8%), Lecco (71,5%), Lodi (71%), Pavia (70,9%), Bergamo (70,4%), Cremona (69,5%). Buone notizie anche per i giovani, se è vero che in tutte le province il tasso di coloro che non lavorano e non studiano (i famosi Neet) è al di sotto del 20%, con punte di eccellenza del 12,7% a Cremona e dell’11,9% a Lecco.

I buoni risultati conseguiti dalle province lombarde sono in gran parte riconducibili alla organizzazione efficiente e innovativa che la Lombardia si è data nella gestione delle politiche attive e nella rete di attori pubblici e privati che operano in sinergia da oltre 10 anni. Infatti, nella regione che per prima ha introdotto la “Dote Lavoro” e dove il sistema pubblico dei servizi per l’impiego è coadiuvato da un’ampia rete di soggetti privati accreditati, Garanzia Giovani ha trovato un contesto già collaudato, che è stato in grado di dare risposte efficaci al contenimento della disoccupazione giovanile. Qualcosa che in altre realtà nazionali non è avvenuto. Lavoro di qualità, poi, significa anche livelli retributivi più adeguati. Nella top ten delle province italiane dove si guadagna di più ben sette posizioni sono occupate dalle lombarde. Si va dai 1.459 euro di Varese (seconda posizione) ai 1.442 euro di Como (quarta), passando ai 1.431 euro di Milano (quinta). C’è poi Lodi (sesta) con 1.430 euro, Monza e Brianza (settima) con 1.427 euro, Bergamo (ottava) con 1.422 euro e, infine, Pavia (decima) con 1.420 euro.