LA SFIDA DI KME: "RAME E OTTONI POSSONO COMBATTERE IL COVID"

Migration

LE PROPRIETÀ NATURALI del rame e degli ottoni per combattere il Coronavirus. È la scommessa di Kme, azienda specializzata in laminati, barre e tubi dai quali vengono poi ricavati altri elementi, che in Italia ha la sua sede principale a Fornaci di Barga (Lucca) e un ulteriore polo in provincia di Alessandria. La storia della società Kme risale al 1886. Da allora Kme ha consolidato gli impianti europei di produzione del rame sotto forma di sette società distinte. Nel 2006 ha acquisito una quota di maggioranza in Cina e nel 2014 si è ulteriormente espansa nel paese attraverso una joint venture; nel 2017, Kme si è espansa anche negli Stati Uniti.

Oggi, con i suoi otto stabilimenti di produzione in Germania, Francia, Italia, Cina e Stati Uniti, Kme è uno dei maggiori produttori al mondo di materiali in rame e lega di rame. E, da quando è esplosa l’emergenza Covid, ha collaborato a numerose ricerche per capire meglio le proprietà di questo metallo nel combattere virus, batteri e funghi.

"Le caratteristiche del rame sono note fin dall’antichità – spiega Vincenzo Autelitano (in basso), direttore centrale tecnico Kme Italy spa – ma dal 2020 la loro valorizzazione è diventata più importante che mai. Per questo abbiamo collaborato ad alcuni studi mirati, in particolare con l’Università di Pisa, per certificarne l’efficacia. È emerso così che sia il rame che gli ottoni riescono ad annientare la presenza di virus in circa dieci minuti. In pratica nel tempo medio di una sanificazione (che avviene di solito ogni tre ore) un oggetto in rame si è già sanificato da solo ben 18 volte". Gli ioni di rame causano infatti una serie di eventi negativi per virus, cellule batteriche e funghi, fino a portarli alla morte. Per esempio in laboratorio è stato dimostrato che il 99,9% dell’Mrsa (Stafilococco resistente ad alcuni antibiotici come penicilline e cefalosporine) viene eliminato in appena 10 minuti in un ambiente secco. Da qui l’idea di Kme di scommettere su nuovi utilizzi di rame e ottoni per contesti a rischio di contagio: dalle maniglie delle porte ai corrimano degli autobus, dalle aste per le flebo degli ospedali al poggia-mano dei carrelli della spesa.

"Dal punto di vista commerciale – continua l’ingegner Autelitano – il rame è un materiale molto malleabile: si adegua ad ogni forma, si presta a sostituire plastiche, altri metalli e persino la carta. Costa un po’ di più ma si recupera al 100%, mantiene inalterate le sue proprietà nel tempo e conserva anche il proprio valore". "Abbiamo iniziato una campagna di promozione per l’uso del rame in funzione anti-Covid – spiega Elena Martellucci (a sinistra, in basso), direttrice Centro ricerche Kme Italy – e investito parecchio tempo e molte risorse per spiegare e dimostrare meglio le sue proprietà. I nostri settori tradizionali sono quello automobilistico, l’edilizia e l’elettronica: adesso però ci siamo rivolti anche a trasporti pubblici, supermercati, ospedali e persino alla moda, dalle cover dei cellulari ai manici per le borse". E i riscontri sono già numerosi: dall’aeroporto di Milano Linate, dove la società di gestione Sea ha avviato un progetto sperimentale per i carrelli dedicati ai bagagli, a diverse catene di supermercati che hanno usato i materiali di Kme per le maniglie dei carrelli e dei cestini per la spesa, fino a cliniche e ospedali. Un ulteriore progetto riguarda l’uso di nanoparticelle di rame per rivestire oggetti di ogni tipo: in questa direzione va l’accordo con l’Istituto di biofisica del Cnr di Pisa.

"L’uso di nanoparticelle – spiega ancora l’ingegner Autelitano – consente di estendere in modo esponenziale l’applicazione del rame, indipendentemente dalla forma dell’oggetto finale. Crediamo molto in questo tipo di utilizzo anche perché il costo maggiore del rame rispetto ad altri materiali verrebbe ampiamente compensato dalla sua efficacia nell’abbattimento di virus, batteri e funghi, con ricadute importantissime non solo a livello etico e sanitario, ma anche economico". Oggi, la Kme conta a Fornaci di Barga circa 580 dipendenti, che salgono a 1000 con l’indotto: ma grazie all’utilizzo del rame anche in funzione anti-Covid l’azienda potrebbe veder aprire nuove fette di mercato e crescere ancora.